Come concepire uno spot pubblicitario in grado di festeggiare i trent’anni della Renault Clio? E’ la domanda che si è posta la Renault inglese: come sottolineare che la Clio non è obsoleta ma anzi ha saputo restare sempre aggiornata nel tempo, adeguandosi all’evoluzione sociale avvenuta negli ultimi trent’anni? La risposta si può trovare su Youtube e la inseriamo qui sotto.
È la storia, sviluppata solo per immagini, di due ragazzine, una inglese e l’altra francese che si sono conosciute durante un periodo di vacanza in Francia. Si sono incontrate nuovamente da adolescenti ma questa volta la loro amicizia ha preso i connotati di un’attrazione sessuale. Hanno continuato a scriversi ma il papà inglese, accortosi della corrispondenza, ha redarguito aspramente la figlia. Passa altro tempo e vediamo la ragazza francese, ormai donna, uscire con l’abito da sposa da una chiesa al braccio del marito mentre l’amica, fra la folla, assiste costernata. Nuova scena: la francese attraversa in macchina (naturalmente una Clio) la Manica da sola (forse il matrimonio è già fallito) per raggiungere e abbracciare la sua amica. Sequenza finale: la coppia ricostituita, con una bambina nata nel frattempo, raggiunge la casa dei nonni che li accolgono festosi.
Lo spot, che dura 2 minuti, è realizzato con grande professionalità; molto suggestiva anche la colonna sonora (Wonderwall degli Oasis); ad ogni salto di tempo i protagonisti guidano ovviamente l’ultima Clio. Adam Wood, direttore della Renaut UK ha commentato: «abbiamo voluto, non solo celebrare trent’anni di progresso Renault, ma “umanizzare” l’evento, abbinandolo al progresso che si è realizzato nel frattempo nella cultura e nella società». La stampa sia inglese che francese ha applaudito unanime all’iniziativa; hanno sottolineato la grande tenerezza con cui è stato raccontato l’amore lesbico e il vantaggio che comporta questo tipo di pubblicità, cioè di «banalizzare» la famiglia omoparentale.
Banalizzare: è proprio questo l’aspetto che meglio caratterizza un’iniziativa di questo tipo. Il lungo cammino compiuto dai media per far accettare all’opinione pubblica l’equivalenza fra matrimoni eterosessuali e omosessuali si può dire ormai compiuto nella grande maggioranza del mondo occidentale (in Francia e in Inghilterra la legge è stata sancita quasi in contemporanea, fra il 2012 e il 2013, dieci anni dopo che erano state istituite le unioni civili).
Solo tenendo in considerazione il cinema, i media hanno lavorato bene e si è passati dal caso pietoso di un omosessuale colpito dall’AIDS (Philadephia 1993) a I segreti di Brokeback Mountain (tre Oscar nel 2006) dove per la prima volte si era passati da un criterio di semplice accettazione a uno di equivalenza fra i due tipi di amori, per arrivare ad atteggiamenti di derisione per chi la pensa diversamente, come è accaduto nei lavori di Ferzan Ozpetek (Mine Vaganti, Saturno Contro,..).
Il sociologo Joseph P. Overton aveva ben decritto, con le sue “finestre” questo “lavorio” dei media che consente di passare da un’idea ritenuta inaccettabile a una discutibile solo in alcuni casi eccezionali, poi ritenuta accettabile parzialmente e infine pienamente diffusa. Ma tutto questo fa ormai parte del passato e adesso la grande maggioranza dei media si trova di fronte a una nuova, grossa sfida: educare in modo capillare il pubblico ma soprattutto le nuove generazioni a percepire in modo “nativo” l’equivalenza dei due amori. Su questa linea si sta muovendo la stessa Disney che ha iniziato a inserire famiglie omoparentali, per ora, solo nei cartoni animati destinati alla TV e si può dire che questa pubblicità Renault assolva egregiamente lo stesso compito. Uno spot pubblicitario non viene visto in ambienti controllati ma al contrario, raggiunge tutti ovunque: in televisione, al cinema, in Internet.
Nella sequenza finale della pubblicità Renault, la coppia lesbica scende dalla macchina seguita da una bambina. L’articolista dell’Indipendent inglese descrive sinteticamente la scena dicendo che «scendono dalla macchina con la loro figlia». Ovviamente si tratta di una bimba ottenuta attraverso fecondazione artificiale, con l’aiuto di un donatore. Eccoci quindi arrivati al punto nodale di questo vasto inarrestabile, movimento di opinione. E’ inutile invocare il rispetto di una minoranza, quella omosessuale, ormai da tempo conseguita; ora si è passati a imporre una visione della vita e dei rapporti umani che, mentre forzano a colpi di legge delle eguaglianze che non ci potranno mai essere, di fatto violano i diritti di un’altra minoranza. E’ la minoranza dei bambini che hanno il diritto di nascere come effetto dell’amore del loro padre e della loro madre, di crescere nel grembo della propria madre, di venir educati dal padre e dalla madre i quali, vedendo quel figlio che è sangue del loro sangue e ossa delle loro ossa, ricevono proprio dalla natura la forza necessaria per crescerlo nel modo migliore, senza badare ad alcun sacrificio.
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