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22.12.2024

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La Cina ignora l’accordo con il Vaticano e nomina il nuovo vescovo di Shanghai
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5 Aprile 2023

La Cina ignora l’accordo con il Vaticano e nomina il nuovo vescovo di Shanghai

Stipulato il 22 settembre 2018 e rinnovato una prima volta il 22 ottobre 2020, l’Accordo provvisorio per la nomina dei vescovi in Cina con la Santa sede è stato poi prorogato per un altro biennio. Il suo scopo sarebbe «proseguire il dialogo rispettoso e costruttivo per un ulteriore sviluppo delle relazioni bilaterali, in vista di favorire la missione della Chiesa cattolica e il bene del popolo cinese». L’obiettivo finale superare la divisione tra le due chiese in Cina, quella ufficiale, in cui le nomine venivano fatte dal governo di Pechino, e quella cosiddetta “clandestina” che rispondeva a Roma. Perlomeno, queste erano le premesse.

Ad oggi sembrerebbe che il governo cinese abbia letteralmente ignorato questo accordo con la nomina di Mons. Shen Bin – già pastore della diocesi di Haimen – a vescovo di Shanghai, con tanto di cerimonia avvenuta ieri. Da specificare che il tutto sia avvenuto senza l’approvazione del Papa, passaggio che disattende apertamente l’accordo appena rinnovato, causando grande scompiglio all’interno della comunità cattolica di Shanghai. Stando alle affermazioni dei fedeli cinesi, mons. Shen non è amato a Shanghai. Alcuni lo accusano di aver chiesto un grossa donazione in denaro quando ha ordinato dei sacerdoti nella diocesi, fatto che risalirebbe al giugno 2021.

Secondo Asianews la lettera di nomina proviene dal Consiglio episcopale cinese, presieduto da monsignor Shen, organismo non riconosciuto dalla Santa sede e soggetto al Partito comunista cinese (Pcc). Queste le dichiarazioni di ieri del portavoce del Vaticano Matteo Bruni: «La Santa sede era stata informata qualche giorno fa della decisione delle autorità cinesi di trasferire [Shen Bin da Haimen a Shanghai] e ha appreso dai media dell’avvenuto insediamento questa mattina». Da segnalare che questo non sarebbe il primo caso di violazione dell’accordo. A novembre il Vaticano aveva denunciato la violazione dell’intesa da parte delle autorità cinesi con la nomina di mons. Giovanni Peng Weizhao come vescovo ausiliare della diocesi di Jiangxi.

La sede del vescovado di Shanghai era stata vacante per dieci anni, da quando il vescovo riconosciuto dal Vaticano, Mons. Ma Daqin, si trova agli arresti domiciliari presso il seminario di Sheshan per essersi dimesso dall’Associazione Patriottica subito dopo la sua ordinazione episcopale. Come diffuso sul sito cinese di messaggistica WeChat, mons. Shen ha dichiarato oggi che continuerà a portare avanti la tradizione di «patriottismo e amore» per la Chiesa a Shanghai. Richiamandosi ai dettami del Partito, ha sottolineato che aderirà al principio di indipendenza e auto-amministrazione, e si atterrà agli sforzi di “sinicizzazione” del cattolicesimo in Cina.

Concludiamo riportando le parole di Asianews: «L’Accordo tra Cina e Vaticano non solo non ha fermato la persecuzione nei confronti degli esponenti cattolici, soprattutto di quelli non ufficiali (sotterranei), ma non sembra dare neanche garanzie sul fronte della scelta dei vescovi. Secondo alcuni analisti, il Vaticano avrebbe voluto mons. Giuseppe Xing Wenzhi alla guida della diocesi di Shanghai. Prima della nomina di mons. Ma, egli era vescovo ausiliare, ma nel 2012 ha dato le dimissioni per ragioni ancora da chiarire». (Fonte foto: ricerca immagini Bing licenza libera)

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