Domenica 20 gennaio il cardinale Gerhard Müller, l’arcivescovo di San Francisco, Salvatore Cordileone, e l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, hanno benedetto la Chiesa e il mondo intero con l’immagine del Volto Santo di Manoppello, custodita nell’omonima basilica del paesino abruzzese. Questa immagine, che è stata definita da san Pio da Pietrelcina «il più grande miracolo che abbiamo», è ritenuta essere da chi l’ha studiata per anni, come il gesuita Heinrich Pfeiffer, docente di iconologia e storia dell’arte cristiana alla Pontificia Università Gregoriana, il Velo della Veronica conservato per secoli nella Basilica di San Pietro. Racchiusa tra due vetri, straordinariamente impressa su un velo di bisso, è visibile in modo identico da ambedue le parti.
La benedizione del 20 gennaio è avvenuta in ricordo del rito officiato per la prima volta nel 1208 da Innocenzo III, nella seconda domenica successiva all’Epifania, detta di «Omnis Terra», da un passo del Salmo 65 che recita: Omnis terra adoret te, et psallat tibi, «Tutta la terra ti adori [o Dio], a te canti inni» (Sal 65,4). In quella circostanza Innocenzo III concesse l’indulgenza ai fedeli che pregavano davanti alla sacra immagine e istituì una processione, che divenne un evento annuale, in cui il papa portava il Velo della Veronica da San Pietro alla chiesa di Santo Spirito in Sassia (oggi anche Santuario della Divina Misericordia).
Una delle più significative ostensioni fu quella del 1300 perché nell’occasione Bonifacio VIII indisse il primo Giubileo della storia: all’epoca la presenza del Velo a Roma era così nota che lo stesso Dante ne parlò nel XXXI canto del Paradiso (Qual è colui che forse di Croazia viene a veder la Veronica nostra, che per l’antica fame non sen sazia, ma dice nel pensier, fin che si mostra: “Segnor mio Iesù Cristo, Dio verace, or fu sì fatta la sembianza vostra?”). Nel XVI secolo, si ritiene in conseguenza del Sacco di Roma (1527) o secondo la tradizione già nel 1506 (portata da uno sconosciuto pellegrino), la Veronica romana arrivò a Manoppello e in seguito, nel 1638, fu donata con atto notarile ai frati cappuccini dello stesso comune abruzzese.
Negli ultimi anni almeno tre eventi hanno ridato lustro al Volto Santo di Manoppello. L’1 settembre 2006 Benedetto XVI si recò nel piccolo centro abruzzese per venerare la reliquia e, pur non esprimendosi definitivamente sulla sua identificazione con il Velo della Veronica, volle elevare la chiesa del Volto Santo alla dignità di basilica minore, affermando: «Questo è un luogo dove meditare dell’amore divino contemplando l’icona del Volto Santo». Per il Giubileo della Misericordia (8 dicembre 2015 – 20 novembre 2016) indetto da papa Francesco con la bolla Misericordiae Vultus, una Porta Santa è stata aperta proprio nella basilica di Manoppello. Inoltre il 16 gennaio 2016, nella liturgia vigiliare vespertina dell’Omnis Terra, l’arcivescovo Georg Gänswein, a secoli di distanza dall’ultima volta, ha celebrato una Messa solenne nella chiesa di Santo Spirito in Sassia dopo avervi guidato una processione da San Pietro con una copia dell’immagine conservata a Manoppello. Quel giorno monsignor Gänswein, prefetto della Casa Pontificia e segretario particolare di Benedetto XVI, fece memoria del fatto che «qui, 808 anni fa, per la prima volta, papa Innocenzo III fece portare in processione il Santo Sudario di Cristo da San Pietro a Santo Spirito» e collegò esplicitamente l’antico Velo custodito a Roma con quello poi portato in Abruzzo.
Da allora il rito della processione è stato ripetuto a Manoppello, compreso questo 20 gennaio, quando l’ostensorio con il Volto Santo è stato condotto fin sul sagrato della basilica da monsignor Forte. Pochi giorni prima il cardinale Müller aveva spiegato in un’intervista pubblicata sulla CNA e concessa a Paul Badde, autore di diversi libri sul Volto Santo, che pur se non guida più la Congregazione per la dottrina della Fede continua a essere sua missione «difendere la verità del Vangelo» (Gal 2) e quindi è anche «sacro dovere [del sacerdote] benedire i fedeli con l’immagine di Cristo, che lui alza in alto. La Santissima Trinità, l’Incarnazione, la Croce di Cristo e la Risurrezione sono le verità fondamentali della Fede cristiana». Nell’omelia tenuta alla basilica di Manoppello lo stesso Müller, dopo aver ricordato la risposta di Gesù all’apostolo Filippo («Chi ha visto Me ha visto il Padre»), si è soffermato sulle tracce storiche della salvezza e ha ricordato che già sant’Agostino e san Giovanni Crisostomo, commentando il quarto Vangelo, erano rimasti colpiti dalla descrizione dettagliata che san Giovanni Evangelista aveva fornito del sepolcro vuoto, comprendendo che il discepolo prediletto non avesse riportato quei dettagli per caso, innanzitutto «le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo». Alla cui vista (e per il modo unico in cui erano disposti), lo stesso san Giovanni, entrato nel sepolcro dopo Pietro, «vide e credette» (cfr. Gv 20, 5-9).
Grazie agli studi di suor Blandina Paschalis Schlömer e del già citato padre Pfeiffer (che fu convinto ad approfondire il mistero del Volto Santo dalla stessa suora), si è potuto dimostrare che l’immagine di Manoppello e quella della Sindone di Torino sono perfettamente sovrapponibili. Al giornalista Saverio Gaeta che in un’intervista per Famiglia Cristiana ha chiesto a padre Pfeiffer un parere sul perché Dio ci ha voluto lasciare queste immagini del Figlio, il gesuita ha risposto: «Il motivo è che sono testimonianze divine della Passione e della Risurrezione corporale di Gesù Cristo e, attraverso esse, ci viene offerto un primo assaggio della sua gloria. Se cerchiamo d’individuare il momento in cui si sono realizzate le due immagini perfettamente sovrapponibili, ci resta solo quello in cui il corpo, dal quale le immagini provengono, è stato nel Sepolcro. Non vedo altra possibilità. Pertanto abbiamo due immagini autentiche di Gesù di Nazareth che testimoniano la sua presenza all’interno della tomba nella quale il suo corpo morto fu sepolto e dalla quale egli è risorto dopo tre giorni con il suo corpo glorioso».
Il tutto si lega alle rivelazioni di Gesù sui misteri del suo Volto, intensificatesi negli ultimi due secoli fino alla richiesta di Gesù stesso alla beata Maria Pierina de Micheli di adoperarsi per l’istituzione della festa del Volto Santo.
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