Kamala Harris sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Anzi no, scusate, sarà Joe Biden, Kamala è solo il vicepresidente. Al momento comunque non abbiamo ancora la certezza che Kamala-Joe saranno davvero il nuovo presidente degli Stati Uniti, ma, come ha dichiarato lo stesso Biden, stanno andando verso la vittoria.
Donald Trump non è d’accordo e annuncia ricorsi legali per brogli nello spoglio, specialmente nel caso dei voti arrivati via posta. Qualcuno prospetta l’orizzonte della Corte Suprema, ma appare abbastanza lontana. E i discorsi (veri) sul fallimento dei sondaggisti e del mondo mainstrem dei media, che davano Biden in largo vantaggio su Trump, sono importanti
La vittoria di Joe Biden, democratico “moderato”, e della radical Harris, promette un cambio di rotta non solo nelle politiche degli Stati Uniti, ma per tutto il mondo.
COSA CI ASPETTA IN EUROPA
Se la vittoria di Sleepy Joe e Kamala verrà confermata avremo un chiaro orientamento liberal progressista della nuova amministrazione degli Stati Uniti, qualcuno lo definisce un Obama 2.0.
L’atteggiamento nei confronti della Russia di Vladimir Putin sarà molto più di “contenimento” e “pacifica avversione”, con l’Europa a far da alleato fedele. Se Trump con le cancellerie europee aveva coltivato rapporti di freddezza e distacco da un certo aggressivo liberalismo, il nuovo presidente Kamala-Joe sarà invece sintonizzato sulle lunghezze d’onda del duo franco-tedesco che attualmente guida il Vecchio continente. In generale, dal punto di vista culturale il duo Kamala-Joe proseguirà verso l’affermazione di un radicalismo liberal che, specialmente nel mondo giovanile, è sempre più irrorato anche da un certo «marxismo culturale» (e bisogna vedere se sleepy Joe riuscirà ad arginarlo).
CINA E MONDO
Il duo Kamala-Joe, sebbene prospetti un ammorbidimento delle politiche dei dazi di Trump, è verosimile che non muti troppo la contrapposizione a Pechino e continui nell’area asiatica lo sviluppo della partnership con l’India.
Nello scacchiere internazionale, in continuità con le amministrazioni che hanno preceduto quella di Trump, il nuovo Presidente potrebbe sviluppare politiche militarmente molto più interventiste (saldando così gli interessi e le vedute del mondo dem liberal con quello dei cosiddetti neocon). Di guerre per «portare la democrazia» e «umanitarie» abbiamo sentito parlare spesso sotto le presidenze Bush, Clinton e Obama, basti pensare che il nobel per la pace Barak Obama si è impegnato in ben sette operazioni di guerra, mentre Donald Trump ha chiuso le operazioni che era possibile chiudere e non ne ha intraprese nessuna (nonostante il deep state abbia remato contro).
I TEMI PRO LIFE E PRO FAMILY
Kamala Harris da procuratrice generale di San Francisco e poi dell’intero Stato della California, ha indagato contro la organizzazione pro life Center for medical progress che si era infiltrata in Planned Parenthood e aveva documentato, grazie a video realizzati con telecamera nascosta, che la potente organizzazione abortista vendeva pezzi di feti umani a laboratori (violando più di una legge federale). Colei che sembra essere la prossima neo (vice) presidente degli Stati Uniti non ha indagato su chi pare vendesse parti di feto abortito, ma sui giornalisti che hanno denunciato il crimine.
Kamala ha fatto chiaramente intendere che vuole ostacolare i singoli Stati che intendano promulgare leggi in difesa della vita del nascituro. Lo stesso Joe Biden, “cattolico”, si è espresso più volte a favore della sentenza Roe vs. Wade, che di fatto rese l’aborto legale in Usa nel 1973. Biden è anche un promotore del cosiddetto «matrimonio gay», fedele alla linea obamiana del «love is love». La (vice) presidente Kamala difende la causa Lgbt, dichiarando, fra l’altro, di aver lei stessa celebrato matrimoni gay.
L’unico ostacolo oggettivo a questo programma potrebbe essere il Senato degli Stati Uniti che sembra avere una maggioranza repubblicana e quindi il nuovo presidente potrebbe essere un po’ azzoppato. Questi sono solo alcuni spunti a caldo di quella che potrebbe essere la prossima amministrazione degli Stati Uniti, quella con commander in chief Kamala Harris. Anzi no, Joe Biden.
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