Chi a distanza di 15 anni dalla sua proiezione nelle sale si chiede ancora quale sia il “segreto” di un capolavoro come La Passione di Cristo, il film con regista Mel Gibson, potrebbe iniziare leggendo o ascoltando le diverse testimonianze di Jim Caviezel, l’attore che interpretò Gesù. Dopo quella pellicola Caviezel ha visto cambiare l’atteggiamento di Hollywood verso di lui, ritrovandosi con molte porte chiuse. Del resto, come Jim ha ricordato in un’intervista al Christian Broadcasting Network (CBN), Mel, affidandogli la parte di Gesù, gli aveva preannunciato l’ostracismo in cui sarebbe potuto incorrere: «Potresti non lavorare mai più». E lui gli aveva risposto: «Mel, questo è quello che credo. Tutti abbiamo una croce da portare. Devo portare la mia croce. Se non portiamo le nostre croci, saremo schiacciati sotto il suo peso».
La lavorazione del film era cominciata quando l’attore, che curiosamente ha per iniziali J.C., aveva 33 anni. Il ruolo che doveva interpretare lo rendeva «mezzo entusiasta e mezzo terrorizzato» e a questo stato d’animo fecero seguito anche un gran numero di sofferenze fisiche. Come le otto ore per il trucco, dalle 2 alle 10 del mattino, la mancanza di sonno, il fulmine da cui si era salvato per miracolo, la spalla sinistra uscita dall’articolazione durante la salita al Calvario (qualcuno aveva urtato contro la croce), i due colpi di sferza patiti per sbaglio durante la scena della flagellazione, l’ipotermia sofferta sulla croce, quando ricorda che «la mia bocca tremava in modo incontrollabile. Le braccia e le gambe erano diventate insensibili. Stavo soffocando su quella croce». E il tutto avveniva tra la compassione di alcuni dei presenti e l’indifferenza di altri, che Jim, dal legno, vedeva «prendere il caffè e ridere».
Del resto Caviezel afferma che durante le riprese «sentivo come una grande presenza dentro di me» e, in mezzo a tanti Rosari recitati, diceva questa preghiera: «Non voglio che la gente veda me. Voglio solo che vedano Gesù». Solo così sarebbero potute avvenire conversioni, come quella di una delle guardie che lo colpivano nel film, un musulmano. Jim desiderava «più di ogni altra cosa» che le persone vedessero Gesù anziché se stesso perché ciò avrebbe avuto «un effetto viscerale» su di loro, «per prendere finalmente una decisione se seguire Lui o no».
L’immedesimazione era tale che Jim, come ha rivelato in un’altra intervista (a Oasi della Pace) in cui ha parlato di come la realtà di Medjugorje gli abbia fatto approfondire la sua fede aprendogli il cuore alla preghiera e ai sacramenti, ha voluto, per la scena dell’Ultima Cena, che Gesù fosse lì presente nell’Eucaristia. Pregò a tal fine un sacerdote, che «sulle prime rifiutò, ma io lo pregai insistentemente perché ero convinto che, se io avessi fissato Gesù, gli spettatori avrebbero riconosciuto Lui in me. Il sacerdote, con l’Ostia consacrata nelle mani, si mise poco dietro il cameramen e insieme a lui si avvicinava a me. Quando gli spettatori vedono la luce nei miei occhi non si rendono conto che quello è il riflesso dell’Ostia nelle mie pupille e pertanto essi, in realtà, vedono Gesù». Il Santissimo Sacramento, tra le mani del sacerdote, era presente anche nella scena della crocifissione. Le cui riprese si protrassero per cinque, faticosissime settimane.
Com’è noto, il film ha ricevuto pretestuose accuse di antisemitismo, rispetto a cui Caviezel, parlando ancora al CBN, risponde così: «No, la gente che sta davanti a Cristo e Pilato durante la scena del giudizio non condanna un’intera razza per la morte di Cristo più di quanto le azioni di Mussolini condannino tutti gli italiani, o i crimini atroci di Stalin condannino tutti i russi. Siamo tutti colpevoli della morte di Cristo. I miei peccati, i vostri peccati lo hanno messo sulla croce». Perciò Caviezel spiega di volere che «i miei fratelli ebrei vedano questo film», augurandosi lo stesso per i cattolici e gli atei. E poi c’è il sequel, annunciato all’inizio dell’anno scorso e che dovrebbe uscire nel 2020. L’attore scelto per interpretare Gesù è sempre lui, Jim Caviezel. E il tema non può che essere quello… glorioso: la Risurrezione.
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl