Un «dono» per la Chiesa. Così lo statunitense Michael Burbidge, vescovo di Arlington (Virginia), ha ringraziato le famiglie che fanno istruzione parentale occupandosi cioè direttamente, o in casa (da qui il termine inglese homeschooling) o in piccole scuole portate avanti insieme ad altre famiglie, di istruire i loro figli. Una realtà ancora poco conosciuta ma che va crescendo tanto negli Usa quanto in altri Paesi, Italia compresa (la nostra stessa Costituzione recita all’articolo 30 che i genitori hanno il «dovere e diritto» di «istruire ed educare i figli», aggiungendo all’articolo 34 che l’istruzione è obbligatoria «per almeno otto anni», ma senza che vi sia l’obbligo di scegliere come mezzo la scuola istituzionalizzata), dove stanno aumentando le famiglie che la scelgono e ci sono siti come Alleanza Parentale che aiutano a comprenderne il fine in un’ottica cristiana, quindi orientata all’eternità.
Burbidge, durante l’omelia tenuta il 19 ottobre in occasione di una Messa dedicata, ha voluto ringraziare i genitori che scelgono l’homeschooling per il fatto di «prendere seriamente quella responsabilità di essere i primi insegnanti dei vostri figli nelle vie della fede» e, come riferisce LifeSiteNews, ha spiegato che già nel sacramento del Battesimo viene reso esplicito il dovere dei genitori di essere i primi insegnanti dei figli. Richiamando un insegnamento contenuto nella Gravissimum Educationis, ha poi detto: «Voi capite cosa dice il Concilio Vaticano II: “Appartiene particolarmente alla famiglia cristiana, arricchita dal sacramento del matrimonio, il dovere di insegnare ai bambini a conoscere Dio, ad adorare Dio, e ad amare il prossimo”».
Il vescovo americano è cosciente dell’impegno che richiede la scelta dell’istruzione parentale e loda i genitori «per la vostra fedeltà», «per la vostra dedizione» e «per la vostra perseveranza». Infatti, «potreste non vedere sempre i risultati visibili e immediati che desiderate» come genitori e insegnanti, «ma potete essere certi che i semi che state piantando Dio li userà miracolosamente. Grazie per il dono che siete per la nostra diocesi e la nostra Chiesa».
L’istruzione parentale, che dà alla famiglia la possibilità di scegliere i contenuti e i principi che vuole trasmettere ai propri figli, secondo quella che è appunto una sua prerogativa naturale, può essere in effetti un’àncora di salvezza in un mondo in cui l’istruzione e l’educazione sono passate quasi esclusivamente in mano allo Stato, con tutte le conseguenze che derivano dalle nostre sempre più secolarizzate società: progressiva scomparsa di ogni riferimento a Dio, sostituito da curriculum scolastici dove vanno via via comparendo volumi con una visione anticristiana e materialistica, accanto a progetti ideati per promuovere le istanze dell’omosessualismo, del sesso come mero piacere, dell’aborto libero, eccetera.
Burbidge, dunque, esorta a ragione i bambini e i ragazzi che apprendono a casa o in scuole parentali a ringraziare i loro genitori e incoraggia tutti quanti ad affidarsi sempre a Dio. «Cari genitori e studenti, so che il vostro curriculum è molto impegnativo, come dovrebbe essere, [perché] vogliamo l’eccellenza nell’istruzione. Ma certamente spero e prego che ogni giorno al cuore del curriculum ci sia quel tempo per ascoltare ed essere saldi nel Signore». Perché, come insegnano i più grandi santi educatori, da sant’Angela Merici a san Giovanni Bosco, Dio è centrale per ogni sana educazione. E il vescovo lo spiega così: «Gli stolti fanno affidamento sulle loro risorse; i saggi, sulla forza che viene da Dio. Gli stolti penseranno: “Tutto dipende da me”». Ma quando pensiamo in questo modo, continua Burbidge, «la vita può diventare molto angosciante e molto caotica. Per favore, non fate così. Fate affidamento sulla forza di Dio». Una forza che il vescovo incoraggia a trovare «nella tua preghiera quotidiana e specialmente nei Sacramenti».
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