In Irlanda ci sono ancora pastori che hanno il coraggio di parlare in difesa dei bambini nel grembo materno, opponendosi in maniera netta all’aborto.
È questo il caso di monsignor Brendan Kelly, nuovo vescovo di Galway e Kilmacduagh, che durante la Santa Messa d’ingresso in Diocesi celebrata domenica 11 febbraio ha sottolineato «l’immensa dignità, il rispetto e la riverenza che è dovuta a ogni persona vivente, indipendentemente da abilità, salute, colore, taglia, nazionalità o altro» e ha espresso forte preoccupazione rispetto al possibile disinteresse circa l’importanza della «vita umana fin dalle sue origini più piccole».
Una scelta di esporsi pubblicamente con un messaggio pro-life, ha dichiarato lo stesso Mons. Kelly all’Irish Independent, che è stata presa in vista del referendum sull’Ottavo Emendamento che si terrà in maggio in Irlanda. E una precisa scelta di campo che trova schierati anche diversi altri Vescovi irlandesi. Addirittura l’Arcivescovo Eamon Martin di Armagh, Primate d’Irlanda, ha diffuso un messaggio pastorale nel quale si legge: «L’innata dignità di ogni vita umana, dal concepimento alla morte naturale, è un valore per l’intera società, radicata nella ragione come nella fede. […] La Chiesa cattolica, in comune con altre persone di buona volontà, insegna che porre fine alla vita di un bambino non nato, come il prendere qualsiasi altra vita umana innocente, è sempre malvagio e non può mai essere giustificato».
Facciamo dunque un passo indietro, per poter meglio contestualizzare questi importanti pronunciamenti da parte dei vertici ecclesiastici irlandesi.
A oggi l’Irlanda è uno dei pochi Stati europei che ancora non ha legalizzato l’aborto, a meno che non vi sia un reale pericolo per la mamma. Infatti, secondo l’Ottavo Emendamento della Costituzione (confermato nel 1983 dal 60% dei votanti), il bambino nel grembo materno è cittadino irlandese ancora prima di nascere e gode degli stessi diritti della madre che, qualora decidesse di abortire, rischierebbe una condanna fino a 14 anni di carcere.
Ebbene, nella tarda primavera è previsto un referendum per abrogare l’Ottavo Emendamento, ossia per introdurre nella legislazione irlandese – dopo il “matrimonio gay” nel 2015 – la possibilità di abortire. Un referendum, questo, che sta avendo risonanza internazionale, come ben dimostra il fatto che anche il magnate George Soros ha “donato” ad Amnesty International ben 150.000 dollari (circa 127.000 euro) per finanziare la campagna “It’s Time“. Un’operazione che è stata tracciata dall’ente governativo SIPO (Standard in pubblic office commission), dal momento che in Irlanda non è infatti lecito ricevere finanziamenti per “scopi politici” superiori ai 100 euro da parte di enti che non hanno sede sul territorio irlandese.
Oltre a questo, negli ultimi giorni è stata portata in luce – grazie alle proteste montate sui social – un’altra truffa operata dai mass media pro-aborto, rei di aver diffuso un sondaggio secondo il quale la maggior parte dei medici (addirittura il 75%!) si sarebbe dichiarato a favore dell’aborto. Una fake news bella e buona, artatamente creata per veicolare l’opinione pubblica.
Insomma, in Irlanda il clima è già molto caldo. Sapere, tuttavia, che il popolo cattolico non è lasciato solo, è già un grosso conforto e un segno di speranza verso un esito pro-life della consultazione.
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