Inizia oggi il cammino della Quaresima, che ci porterà a celebrare la Pasqua, il prossimo 4 aprile. Un periodo forte dell’anno, per i cattolici, ma che spesso lo conoscono poco e sono disorientati sul come viverlo in pienezza. Il Timone ne ha parlato con il giovane sacerdote don Marco Begato (foto a lato).
Don Marco, innanzitutto, che senso ha il rito del Mercoledì delle Ceneri che celebriamo oggi?
«Si tratta di un antico rito penitenziale: gli ulivi della Domenica delle Palme vengono bruciati e conservati in forma di cenere per essere poi messi sul capo dei fedeli nell’anno venturo. Dunque abbiamo a che fare con un rito ciclico, che collega cioè da un anno all’altro gli eventi della Passione e il cammino dei fedeli verso i fatti della Pasqua. Come dire, esiste il ciclo delle quattro stagioni ed esiste questo ciclo di rinnovamento pasquale.
Mentre si ricevono le ceneri due sono i moniti che il sacerdote può recitare: “Ricorda che sei cenere e cenere ritornerai” e “Convertiti e credi al Vangelo”. La memoria del limite mi scuote fortemente e mi fa avvertire il bisogno di una conversione di rotta profonda, quella che solo nel Vangelo trova pieno senso e compimento. Tra l’altro, in questo anno di crisi sono tornate attualissime le raccomandazioni di tanti intellettuali moderni sulla necessità di darsi un limite per evitare che la tecnica ci autodistrugga. Ed ecco che la Chiesa da millenni insegna il limite ai suoi fedeli proprio grazie alle pratiche quaresimali».
La Quaresima è tradizionalmente un periodo in cui si è chiamati, con maggiore insistenza rispetto agli altri momenti dell’anno, a un cammino di conversione. Quali sono, a suo avviso, dei gesti utili, e alla portata di tutti, in tale ottica?
«I gesti tradizionali sono preghiera, digiuno ed elemosina. Questa Quaresima, alla luce del Covid, mi verrebbe da suggerire: rivediamo e ristrutturiamo la nostra vita di preghiera, fortemente abbattuta dalle norme sociali. E tra le preghiere consiglio di fare un bell’esercizio di buona morte. Chiediamoci: se dovessi ammalarmi e morire, sarei pronto? Cosa dovrei cambiare? Il cristiano non si limita a fuggire la morte, ma vi si prepara – ciò è insito nel senso del rito delle Ceneri».
E per i giovani e i bambini? È possibile trasmettere anche a loro, magari con delle pratiche che coinvolgono tutta la famiglia, l’importanza di questo periodo?
«Se i genitori credono e vivono il valore della Quaresima in tutti gli aspetti fin qui elencati, per i bambini è facile imitarli e interiorizzarne i gesti. Non si tratta dunque di evitare ai bambini sacrifici e penitenze, che anzi li preservano nella crescita da tentazioni e insidie, dalle passioni e dal diavolo. Certo, bisogna adattare le penitenze all’età, insistere molto sul significato interiore della mortificazione e non sul mero gesto, evitare di spaventare con racconti inutilmente crudi della Passione o simili. Nel caso di adolescenti e giovani però, forti della Cresima, bisognerebbe averli già portati a vivere la Quaresima in modo intenso. Se non educhiamo a questo, vorrebbe dire che “abbandoniamo alla tentazione” i nostri ragazzi».
Due dei cinque precetti generali della Chiesa, così come riportati nel Catechismo, citano: «Confessa tutti i tuoi peccati almeno una volta all’anno» e «Ricevi il sacramento dell’Eucaristia almeno a Pasqua». Potrebbe spiegarcene il senso e attualizzarlo, alla luce delle normative anti-Covid che in parte limitano la vita ecclesiale?
«Ho ancora la speranza che la situazione attuale possa portare molti ad accorgersi che i Sacramenti sono preziosi e vanno desiderati e in qualche modo, per così dire, sudati. Ahimè, per tanti fedeli il Covid è diventato invece come la serpe dell’Eden, che promette grandi risultati a patto di mettere a lato il Signore. I precetti allora richiamano questi fratelli scandalizzati dall’epidemia a ritornare tra le braccia di Cristo senza indugio. Certo su questo sono determinanti l’insegnamento e le indicazioni che il clero offre ai fedeli: pregate affinché sappiamo discernere e indicarvi sempre la via sicura per la salvezza!».
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