Martedì scorso il Comitato dei vescovi statunitensi per il clero, la vita consacrata e le vocazioni, presieduto dal vescovo Earl Boyea di Lansing, Michigan ha pubblicato i risultati di un sondaggio intitolato Indagine sulla classe di ordinazione sacerdotale del 2023 condotto dal CARA ( Centro per la Ricerca applicata all’Apostolato) della Georgetown University. Un sondaggio che ha visto coinvolti 458 seminaristi ordinati quest’anno, appartenenti a 116 diocesi statunitensi e 24 istituzioni religiose.
Dalle risposte dei ministri consacrati sono emersi alcuni importanti dati in comune: la stragrande maggioranza dei futuri sacerdoti ha ricevuto un’educazione cattolica ed è cresciuta in famiglie unite, basate su un matrimonio solido e ha alle spalle anche anni di costante servizio alla Chiesa insieme ad una regolare vita di preghiera. La maggior parte prega il rosario e si dedica all’adorazione eucaristica, fondamentale poi il ruolo della famiglia come “piccola chiesa domestica” (come da sempre sottolineato anche nella Lumen gentium ) fondata sul Sacramento del matrimonio come premessa indispensabile per stabilire rapporti profondi con la Chiesa.
«In questo giorno, ringraziamo Dio per aver continuato a chiamare uomini e donne a servire Lui e la sua Chiesa come sacerdoti, religiosi e persone consacrate» ha detto il 25 aprile scorso proprio il vescovo Earl Boyea -«Preghiamo affinché tutte le famiglie , gli insegnanti e i sacerdoti continuino il lavoro prezioso instillando la fede e l’amore di Gesù nei nostri bambini» Tornando al sondaggio del CARA è emerso che i seminaristi ordinandi sono prevalentemente cattolici “dalla culla”. Il 93% degli ordinandi è stato battezzato cattolico da bambino, nell’82% dei casi entrambi i genitori erano cattolici e sono ancora felicemente conviventi.
Interessante notare, come a confermare la preziosità della fede trasmessa di generazione in generazione, che un intervistato su tre aveva un parente sacerdote o religioso. Sempre Boyea ha sottolineato l’importanza della vita familiare, alle spalle dei futuri sacerdoti: «I sondaggi sui religiosi e le religiose e sui sacerdoti, da poco ordinati, mostrano che le famiglie e l’incoraggiamento dei parroci, insieme alle scuole cattoliche forniscono il background ideale per il fiorire delle vocazioni» ha dichiarato.
Infatti, oltre il 63% degli intervistati ha affermato che il parroco ha esercitato un’influenza positiva e incoraggiante sulla scelta vocazionale, insieme a qualche altro parrocchiano, ma anche alla madre, al padre, all’insegnante e al catechista. Rilevante anche, nella nascita della vocazione, il servizio alla Chiesa, altro dato comune per i futuri sacerdoti: circa il 72% dei futuri preti sono stati chierichetti, mentre la metà ha prestato servizio come lettore e il 40% come ministro straordinario dell’Eucaristia. Un altro 33% si è impegnato come catechista.
L’assiduità alla preghiera è un altro elemento essenziale: la lectio divina costituisce una pratica regolare per il 33% degli intervistati, che ha anche riferito di aver partecipato a ritiri universitari o nelle scuole superiori. A proposito di formazione, importante anche il ruolo delle scuole cattoliche: circa il 43% degli intervistati aveva frequentato una scuola elementare cattolica e poco meno del 40% un liceo cattolico.
Insomma pastori nuovi, nuovi pastori. Dunque possiamo andare in pace perché, Deo gratias, almeno da ciò che leggiamo la Messa non è finita. E che Messa! Basata su una fede che si trasmette di padre in figlio e non come semplice tradizione orale, ma,da quello che emerge, come tizzone ardente, di generazione in generazione, di testimone in testimone. Il sondaggio che fa ben sperare è stato diffuso in vista della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, celebrata quest’anno dalla Chiesa cattolica il 30 aprile, IV domenica di Pasqua. (Foto: Pexels.com)
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