Esaminando i dati di quasi tutti i casi di eutanasia effettuati in Olanda su persone con problemi psichiatrici nel triennio che va dal 2011 al 2014, il dottor Scott Y. H. Kim, psichiatra e bioeticista dell’Istituto nazionale di salute americano, ha scoperto che «trentasette pazienti su sessantasei (oltre il 56 per cento, ndr) avevano rifiutato i trattamenti raccomandati che avrebbero potuto aiutarli». I risultati dello studio, pubblicati sull’importante JAMA Psychiatry sono stati riportati dal New York Times.
DEPRESSIONE E SOLITUDINE. Se «la depressione è stata la diagnosi prevalente, anche la solitudine è una ragione emersa di frequente», riporta il quotidiano americano. «“Il paziente era un uomo completamente solo la cui vita era stata un fallimento”, si legge su una motivazione. In un altro caso, una donna di 70 anni ha dichiarato che il marito aveva deciso anni prima che non avrebbero vissuto l’uno senza l’altra. Lei non aveva problemi di salute, ma dopo la morte del marito, ha descritto la sua vita come “un inferno vivente”».
ANSIA E DISTURBI ALIMENTARI. Tra le cause individuate dai medici per autorizzare l’eutanasia, oltre alla depressione, il rapporto cita anche altre condizioni come ansia o disturbi alimentari. I ricercatori hanno anche scoperto che un paziente su dieci non aveva ricevuto alcun sostegno esterno dallo psichiatra di riferimento, mentre in circa un quarto dei casi vi era disaccordo fra i medici del paziente in merito alla richiesta della “buona morte”. Infine, se un terzo delle persone uccise aveva dai 70 anni in su, il 44 per cento aveva dai 50 ai 70 anni, mentre un quarto aveva tra i 30 e i 50 anni.
«MALATI ABBANDONATI». Aaron Kheriaty, professore di psichiatria all’Università della California, ha dichiarato: «Se si analizzano i criteri soggettivi usati per decidere quando una persona può avvalersi della pratica dell’eutanasia in Olanda, non ci si può sorprendere nel constatare una fascia di età così ampia e una tipologia così varia di diagnosi psichiatriche. Tutto ciò è molto preoccupante, dal momento che tanti dei disturbi mentali riportati dalla commissione olandese sono curabili». Kheriaty ha spiegato che aprendo le porte all’eutanasia in nome del disagio mentale «rischiamo di abbandonare i malati invece che dare loro una speranza».