Per gli abitanti di Suleymaniye ed Ashrafieh, i quartieri armeni di Aleppo bombardati ieri, non vi sono dubbi: essi vedono dietro questi attacchi “la diretta risposta della Turchia alla commemorazione del 101mo anniversario del Genocidio”, celebrato il giorno prima, il 24 aprile, nelle chiese di Aleppo, già martoriate da oltre quattro anni di guerra.
Sevag Tashdjian, armeno di Aleppo, raggiunto per telefono da AsiaNews, la responsabilità è dei “gruppi terroristici islamici appoggiati dalla Turchia”, i quali “entrano ed escono dal confine turco-siriano con armi, munizioni e refurtiva”.
“Ci siamo svegliati sotto le bombe, è il regalo turco” ha aggiunto, “interi quartieri hanno preso fuoco e siamo usciti sotto le bombe per prestare soccorso ad anziani e malati intrappolati nelle loro case e trarre loro in salvo, in rifugi sotterranei più sicuri”.
I pochi negozianti aperti hanno chiuso i battenti, e per la prima volta da cinque anni di conflitto “l’ira ha sopraffatto la paura”. Va detto che gli armeni di Aleppo sono il gruppo che ha pagato finora il prezzo più alto nella guerra, con la distruzione delle chiese antiche (fra cui la chiesa dei 40 martiri, un gioiello del XVII secolo). Le chiese sono saltate grazie a esplosivi posizionati in tunnel sotterranei scavati a partire da zone controllate da terroristi islamici filo turchi). Ma questa volta, per la prima volta, gli armeni imprecano contro il presidente Bashar Assad.
“Dove sei Bashar? Pretendi di proteggere i cristiani, perché hai abbandonato i nostri quartieri alla mercé dei terroristi islamici da 4 anni a questa parte?”; “Le truppe siriane vanno a liberare zone controllate dall’ Isis ovunque nel Paese, li inseguono perfino nel deserto e perché qui no?” si è chiesto Tashdjian.
Una giornalista dell’emittente televisiva siriana inviata del Tg, è stata bruscamente interrotta da abitanti armeni presi dall’ira che in diretta televisiva, rivolgendosi in prima persona a Bashar Assad hanno gridato “ Basta! Faccia qualcosa che vada oltre le parole di sostegno e promessa di difendere i cristiani! Siamo armeni, la Turchia sta continuando il Genocidio del nostro popolo qui ad Aleppo! Perché non spazzi via questi terroristi dalle nostre vicinanze? Sono passati 4 anni, Non se ne può più! Se l’esercito siriano non è in grado, o non vuole salvarci, ci dia le armi e lo faremo noi”. Le voci e le forti grida hanno impedito alla giornalista di poter continuare il servizio giornalistico.
A conferma dei sospetti espressi dagli armeni di Aleppo circa le tracce turche di questi crimini, sono avvenute altre due esplosioni: una in Armenia, in pieno centro nella capitale Yerevan, sulla via dedicata ad Aleppo; l’altra in Nagorno Karabakh, sempre all’indomani della celebrazione del 101mo anniversario del Genocidio armeno, ad opera del governo turco nel 1915. Ieri infatti a Yerevan è esploso un bus imbottito di esplosivi causando morti e feriti. Per la capitale armena è una prima in assoluto: essa non era mai stata teatro di attentati all’autobomba, che ricordano da vicino gli attentati in Siria, Libano ed Iraq. Un’altra esplosione è avvenuta in Karabakh. Lo ha riferito l’emittente russa Russia Today, senza dare ulteriori informazioni sui danni subiti a persone e cose. (PB)