New Delhi (Agenzia Fides) – Verificare lo “squilibrio demografico” controllando la presunta crescita della popolazione di cristiani e musulmani in India: con questo scopo il gruppo estremista indù “Rashtriya Swayamsevak Sangh” (RSS, “Corpo nazionale dei volontari”), rete ampiamente diffusa, promotrice dell’ideologia esclusivisa dell’Hindutva e di numerosi atti di violenza contro le minoranze religiose, ha mobilitato i suoi aderenti accusando le minoranze non indù di “infiltrazione nel territorio indiano” e di “politiche di conversione”.
Citando dati dall’ultimo censimento, il movimento afferma: “La quota di popolazione di religione indù che era 88% – si afferma – è scesa all’83,8%, mentre la popolazione musulmana, che era il 9,8% è aumentata fino al 14,23% nel periodo 1951-2011”.
Secondo il gruppo “lo squilibrio demografico, causato da tasso di crescita delle minoranze religiose in particolare nelle zone di confine, può minacciare l'unità, l'integrità e l'identità del Paese”. Si nota, ad esempio che “nello stato di Arunachal Pradesh, in un solo decennio, la popolazione cristiana è cresciuta di quasi 13 punti percentuali. La crescita innaturale della popolazione cristiana in molti distretti della nazione indica la presenza di un piano organizzato e mirato di conversione religiosa”, afferma il RSS. Per questo si chiede al governo di “riformulare” la politica nazionale della popolazione e preparare un registro nazionale dei cittadini”, diviso per religione. I cristiani indiani temono che tali discorsi possano istigare all’odio religioso e aumentare le violenze contro le minoranze religiose nel paese.