Germania: benvenuti nel paese in cui una vespa vale più della vita di un bambino. Di cosa stiamo parlando? Della contraddizione forte di un paese in cui le vespe sono considerate una specie protetta, ma i bambini evidentemente no, se si considera il numero di aborti che si attesta intorno ai 100.000 l’anno. Eppure in Germania piovono multe di 5.000 euro (in Baviera) e addirittura 65.000 euro (in Brandeburgo) se si osa uccidere una vespa. Sono inclusi nel divieto anche lumache e farfalle, coleotteri, scoiattoli, talpe, lupi: viene punita anche l’uccisione degli uccelli selvatici così come la loro cattura.
Insomma, tutte specie protette, tranne l’uomo! Perché, se è vero che in base all’articolo 218 del Codice Penale l’aborto, in Germania, è illegale, tuttavia la donna non è perseguibile se la procedura avviene entro la dodicesima settimana di gestazione, dopo aver fatto visita ad un consultorio in cui viene rilasciato un certificato usato come “giustificativo” e aver rispettato un “tempo di riflessione” di tre giorni.
Tuttavia, lo scorso aprile, una Commissione istituita dal governo tedesco ha presentato una relazione sull’interruzione di gravidanza chiedendo leggi meno restrittive su aborto e maternità surrogata. La Commissione “per l’autodeterminazione e la medicina riproduttiva”, era formata da 18 esperti in medicina, psicologia, etica e diritto e ha sottolineato come «l’illegalità di fondo dell’aborto nelle prime fasi della gravidanza non è sostenibile».
Perciò ha sostenuto che gli aborti dovrebbero essere vietati solo dopo la ventiduesima settimana di gravidanza, invitando il legislatore a intervenire. Dunque una nuova legge sull’aborto potrebbe essere approvata entro la fine della legislatura. Interessante è, inoltre, scoprire che nonostante l’attuale legge “restrittiva” in Germania, nei consultori è vietato l’ingresso ai pro life e alle associazioni di ispirazione cristiana. Non solo, nella sua seduta del 5 luglio scorso, il Bundestag ha approvato un disegno di legge governativo con cui è stata modificata la normativa che disciplina le attività di consulenza relative all’interruzione di gravidanza.
L’emendamento è stato sostenuto da un ampio margine di voti favorevoli e osteggiato solo dall’Unione Cristiano-Democratica e da Alternative für Deutschland, di destra. Tutto ciò ha portato a una modifica importante che in teoria andrebbe a salvaguardare i “diritti delle donne”, ma in pratica ostacola alcune libertà costituzionali. In particolare parliamo del cosiddetto “divieto di molestie” per i pro life che manifestano davanti ai consultori o alle strutture ospedaliere e persino del divieto di pregare in silenzio in questi luoghi, se tali attività avvengono nel raggio di 100 metri. Diversamente, i pro life potranno essere multati fino a 5.000 euro.
Viene da chiedersi se, come la si vuol far passare, tutto ciò sarebbe a tutela di taluni “diritti” da tutelare, che fine facciano i diritti alla libertà di espressione, alla libertà di riunione e alla libertà di religione e, soprattutto, i diritti del bambino nel grembo materno che potrebbe magari essere salvato per il rotto della cuffia, da un ripensamento improvviso, grazie all’attività di questi volontari. In questi casi, il parlamento tedesco parla addirittura di “molestie da marciapiede” – ma non si registrano denunce in questo senso. Non solo, sicuramente, nonostante a livello europeo si critichi tanto l’articolo 218 del codice penale, consultando i dati statistici emerge che non è affatto difficile abortire in Germania.
Parliamo infatti di cifre non di certo microscopiche che partono da picchi di quasi 135.000 aborti tra il 2000 e il 2001, fino al più recente 2022 con 104.000 aborti. Un numero, questo, che indica un aumento del 9,9% rispetto all’anno precedente. Ad abortire sono soprattutto donne tra i 25 e i 35 anni di età. Insomma, se si viene multati per aver ucciso una vespa ma allo stesso tempo si viene multati anche per il tentativo di aver salvato un bambino – per giunta condannato di fatto a morte nel grembo materno -, non si sta forse mettendo su un piano decisamente superiore, non i casi estremi, non il bene collettivo, ma addirittura un insetto? E tutto questo, nell’interesse di chi? (Fonte: Imagoeconomica)
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