di Lorenzo Bertocchi
I fedeli tedeschi confermano la loro voglia di evoluzione nella Chiesa. Secondo il documento reso disponibile nel sito della Conferenza episcopale, le risposte al questionario intersinodale mostrano che i cattolici di Germania si aspettano grandi aperture dal Sinodo sulla famiglia. Soprattutto sui temi più spinosi: si chiede l’accesso all’Eucaristia dei divorziati risposati, uno “sviluppo” della dottrina morale per l’accoglienza pastorale delle persone omosessuali, e una forma di «benedizione in chiesa per le seconde nozze civili».
Queste richieste sono espressione di un serio discernimento, oppure mostrano un cattolicesimo diluito e alle corde? La domanda è lecita, soprattutto alla luce di quanto emerge da un’altra indagine di cui è stata data notizia giovedì scorso. Sempre sul sito della Conferenza episcopale tedesca, è stato dato conto della conclusione di un’altra analisi condotta su oltre 8.000 “operatori pastorali” in tutta la Germania. Il campione, composto dal 48% di sacerdoti, 22% di “collaboratori parrocchiali esperti”, 18% “assistenti pastorali” e un 12% di diaconi, doveva fornire elementi sul grado di soddisfazione delle loro vita e del loro “lavoro”. L’analisi, diretta da alcuni accademici di importanti centri di studio, ha raggiunto risultati che, forse, ci aiutano ad interpretare le risposte fornite al questionario intersinodale.
Dei preti cattolici di Germania solo uno su due sarebbe disponibile a scegliere ancora una vita da celibe, un quarto non vorrebbe vivere ancora il celibato, un quarto si dice candidamente “indeciso”. Non pochi sacerdoti parlano del problema che gli deriva dalla “solitudine affettiva” perché non hanno una relazione a lungo termine con un’altra persona. Secondo quanto riporta il Tagesspiegel l’indagine rileva che alcuni sacerdoti dichiarano «una relazione immatura con la loro sessualità, o con il loro orientamento sessuale».
Il lavoro di raccolta dei dati è stato condotto tra il 2012 e il 2014 e i risultati sono molto ampi, lo studio si può acquistare online, ma sul sito domradio.de è stato reso disponibile un vasto report. Nel contesto generale gli operatori pastorali sono in linea con il livello di soddisfazione della propria vita mostrato anche da altre categorie sociali, ma, allo stesso tempo, manifestano problematiche di stress e disagio che sono tipiche dei nostri tempi. Ci sono però alcuni dati che, al di là di ogni considerazione, fanno riflettere sulla vita di fede delle comunità cattoliche tedesche. Una certa mondanità pare si sia impadronita dei preti visto che il 54% di loro dichiara che si confessa solo una volta all’anno (o anche meno frequentemente), e questo vale anche per il 70% dei diaconi, percentuale che sale alle altezze vertiginose del 91% quando si tratta di “assistenti pastorali.” Solo il 58% dei sacerdoti dichiara di «pregare ogni giorno o più volte al giorno».
A questi dati possiamo aggiungere quelli che risalgono a qualche mese fa e che si riferiscono a un’altra indagine ancora, sempre condotta sul cattolicesimo tedesco, questa volta dall'Istituto Allensbach. Alla domanda, «perché sei cattolico?», il 68% dei tedeschi rispondeva dicendo: «Perché permette di celebrare gli eventi importanti della vita», e poi, subito dopo, perché «è una tradizione di famiglia». Il 60% dei fedeli dice di non credere in una vita dopo la morte, e solo un terzo crede nella Resurrezione di Cristo. Un tedesco su quattro però riteneva che se un gatto nero gli attraversa la strada porta sfortuna. Senza voler addentrarci nei numeri dobbiamo però ricordare che le statistiche della Chiesa tedesca accusano da decenni una continua caduta dei dati riferiti al numero di sacerdoti e al numero di partecipanti alla santa messa domenicale.
Questo insieme di dati, per quanto riportati in maniera sommaria, sono abbastanza indicativi rispetto alla salute della Chiesa cattolica in Germania. Ricordiamo le parole del cardinale Marx quando dichiarava che, indipendentemente dai risultati del Sinodo, loro, i vescovi tedeschi, avrebbero esercitato opzioni pastorali autonome sui temi del Sinodo. Perché, diceva il cardinale, la chiesa tedesca non è una mera “filiale” della Chiesa di Roma. Senza entrare in questioni che riguardano il rapporto tra Vaticano e Conferenze episcopali, rimane il dubbio se queste richieste siano motivate da un autentico discernimento, oppure una più terrena volontà di salvare il salvabile.