Il vescovo di San Francisco, Salvatore Cordileone, venerdì 20 maggio ha annunciato che la presidente della Camera degli Stati Uniti, la democratica Nancy Pelosi, non dovrebbe essere ammessa alla comunione nell’arcidiocesi di San Francisco, né dovrebbe presentarsi per ricevere l’eucaristia fino a quando non ripudierà pubblicamente il suo sostegno all’aborto.
Un passo, ha spiegato Cordileone, «puramente pastorale, non politico», ed è avvenuto dopo che la Pelosi, ripetutamente e pubblicamente dichiaratasi «cattolica devota», ha più volte respinto gli sforzi del vescovo per incontrarla e discutere del suo sostegno all’aborto e l’accesso all’eucaristia. Le istruzioni di divieto rimandano al canone n. 915 del diritto canonico: «Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto».
Peraltro, i vescovi statunitensi hanno discusso animatamente nel giugno scorso sulla opportunità di redigere un documento sulla cosiddetta «coerenza eucaristica», ossia un testo che ricordasse apertamente come un politico cattolico deve, come tutti i fedeli, essere coerente e non accostarsi alla comunione qualora non desideri vivere sposando pubblicamente la fede e gli insegnamenti morali della Chiesa. Ovvio che un politico, compreso il presidente Joe Biden, sedicente cattolico devoto, non può sostenere o approvare leggi o provvedimenti che vanno in contrasto con l’insegnamento della Chiesa e poi presentarsi in fila la domenica per fare la comunione. Si tratta, appunto, di coerenza.
«Poiché non ha pubblicamente ripudiato la sua posizione sull’aborto e continua a fare riferimento alla sua fede cattolica per giustificare la sua posizione e per ricevere la Santa Comunione», ha scritto Cordileone rivolgendosi alla Pelosi, «è giunto» il momento di passare ai fatti. «Pertanto, alla luce della mia responsabilità di Arcivescovo di San Francisco di essere “preoccupato per tutti i fedeli cristiani affidati alle [mie] cure” (Codice di Diritto Canonico, can. 383, §1), con questa comunicazione la informo che non si deve presentare per la Santa Comunione e, in tal caso, non è ammessa alla Santa Comunione, fino a quando non ripudierà pubblicamente la sua difesa della legittimità dell’aborto e confesserà e riceverà l’assoluzione di questo grave peccato nel sacramento della Penitenza».
Come si legge anche nel Documento di Aparecida dei vescovi sudamericani del 2007, il cui grande redattore fu l’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio, occorre «essere consapevoli che [legislatori, capi di governo e operatori sanitari, nda] non possono ricevere la Santa Comunione e alla stesso tempo agire con atti e parole contro i comandamenti in particolare quando vengono incoraggiati l’aborto, l’eutanasia e altri gravi crimini contro la vita e la famiglia». Su questa linea quindi il documento di monsignor Cordileone nei confronti della speaker della Camera è, appunto, in piena coerenza, senza compiere alcuna invasione di campo, ma svolgendo semplicemente il suo mestiere di vescovo.
La Pelosi, come molti dem statunitensi sedicenti cattolici, il presidente Biden in primis, sono da tempo schierati apertamente a favore di leggi e politiche pro-choiche, adducendo, come capita in tutte le versioni del cattolicesimo che si riconosce «adulto», che un conto è la loro azione pubblica, un altro è ciò che credono in coscienza. Proprio la Pelosi recentemente ha criticato la Corte suprema americana che, secondo quanto rivelato da Politico, starebbe per annullare la storica sentenza Roe vs Wade che, nel 1973, rese l’aborto protetto dalla Costituzione degli Stati Uniti.
Un provvedimento, quello di Cordileone, destinato a far discutere un episcopato già diviso sul tema, anche perché lo sconfinamento nella politica c’è anche in molti vescovi apertamente vicini al mondo liberal, vescovi che spesso rimandano a motivi di «unità della conferenza episcopale» contro questi divieti, ma che in realtà sembrano voler sostenere l’approccio da «cattolici adulti» in politica.
Il punto è che la coerenza è merce rara, Pelosi, ad esempio, è liberissima di portare avanti politiche pro-choice, come lo è il presidente Biden, o qualsivoglia politico a tutte le latitudini: possono tranquillamente farlo, ma si astengano dal ripetere in ogni occasione di essere dei «cattolici devoti».
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