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Il veganesimo non c’entra con la salute: è una filosofia, riproposta nel 900 dal movimento teosofico
NEWS 2 Novembre 2015    

Il veganesimo non c’entra con la salute: è una filosofia, riproposta nel 900 dal movimento teosofico

di Enzo Pennetta

 

Il 1° novembre è il World Vegan Day, un’altra festività nel già nutrito anno liturgico del politically correct.
Ma il veganismo, dietro al pretesto del “cruelty free”, introduce una visione che affonda le sue radici nel sottobosco teosofico dell’ottocento.

Lo annuncia un articolo sul Corriere della Sera, nella rubrica dall’improbabile nome di “Veggo anch’io (sì, tu sì)”, un gioco di parole che sembra fatto da un nemico della causa vegana per screditarla, il 1° novembre è nientemeno che il World Vegan Day:

Quando nacque, 21 anni fa, la maggior parte delle persone non sapeva nemmeno cosa fosse uno stile di vita «cruelty free», ma è anche merito del World Vegan Day (leggi anche: World Vegan Day: una giornata per gli animali) ecco come se oggi è sempre più diffusa la consapevolezza che un mondo senza uccisione e sfruttamento animale è possibile. Provare per credere, anche solo per un giorno: il 1° novembre appunto. Non per «convertirsi» ma per esplorare un’alternativa.

Effettivamente in 21 anni la Vegan Society, nata proprio il 1 novembre del 1944, il giorno di Ognissanti, e che apparentemente non sembrerebbe avere grandi finanziatori, di strada ne ha fatta tanta, almeno a giudicare dalla rubrica fissa (a parte il nome pessimo) che il veganismo si è conquistato sul Corriere.

Certo che deve essere stato proprio un bel regalo di compleanno quella notizia diffusa dall’OMS sulla cancerogenicità delle carni rosse proprio qualche giorno prima, in una sola botta il consumo di carni in Italia è calato del 20%, un colpo che si va ad aggiungere ad una lunga sequenza di allarmismi che secondo i dati della Coldiretti hanno causato una diminuzione del consumo pari a 12 MLD di Euro in 15 anni.

Allarmismo è la parola giusta, su Repubblica la Assocarni ricorda che il consumo medio di carni rosse in Italia, e supponiamo in buona parte dei paesi del mondo, è ben al di sotto dei livelli di pericolo individuati dall’OMS:

Assocarni: “Consumo in Italia al di sotto della soglia”. Stessa linea anche per Assocarni e Assica (Associazione industriali delle carni e dei salumi), che sottolineano come “gli italiani mangiano in media due volte la settimana 100 grammi di carne rossa (e non tutti i giorni) e solo 25 grammi al giorno di carne trasformata. Un consumo che è meno della metà dei quantitativi individuati come potenzialmente a rischio cancerogeno dallo studio”.

Stabilito che per la salute non c’è nessun pericolo, resta l’aspetto del “cruelty free”, la sofferenza che la filosofia vegan vorrebbe risparmiare agli animali, senza però giungere alla conclusione che gli allevamenti intensivi sono il problema (in primo luogo per chi poi si nutrirà di quanto prodotto con metodi non salutari), non l’allevamento in sé. Riguardo l’uccisione degli animali si dovrebbe ricordare agli amici di “Veggo anch’io”, che la maggioranza degli animali viene uccisa da altri animali, che questa è la legge della natura e che negarla pone in una posizione artificiale: il mondo vegan non è quello reale, è quello dei cartoni animati Disney.

Intanto gli animalisti non protestano per la decisione UE, sempre di questi giorni, di dare via libera all’alimentazione a base di insetti: “Alghe e insetti nel piatto degli europei, il sì da Strasburgo”  un bel due in biologia perché gli insetti sono animali anch’essi.

La filosofia vegan-animalista, non ha dunque né basi mediche né coerenza logica, l’unica coerenza e logica si trova quando si vanno a cercare le origini e le si trovano nel pensiero religioso induista, zoroastriano e buddista, come riportato, e facilmente riscontrabile su Wikipedia:

Le prime testimonianze attendibili di una pratica vegetariana risalgono all’incirca al VI secolo a.C. e sono associate alla nascita dei primi grandi movimenti religiosi: l’Induismo, in cui si trovano molti argomenti e pratiche a favore del vegetarianismo; lo Zoroastrismo, sorto nell’antica Persia (attuale Iran) e poi diffusosi e affermatosi in tutta l’Asia centrale e basato sugli insegnamenti del profeta Zoroastro (o Zarathustra), vegetariano e contrario ad ogni genere di azione violenta; il Giainismo, sorto in India e basato sugli insegnamenti di Mahavira, che proponeva ai fedeli un’alimentazione strettamente vegetariana; il Buddismo, nato anch’esso in India sotto la guida di Buddha, che esortava al rispetto per tutti gli esseri senzienti e la difesa della vita; il Taoismo, sviluppatosi in Cina grazie all’opera di Laozi, che considerava la natura come sacra, una concezione che favorì il diffondersi di abitudini vegetariane presso molti suoi seguaci.

Le prime tracce in Europa si trovano invece nella scuola pitagorica che inaspettatamente tanti sostenitori avrebbe trovato nell’ottocento:

Pitagora (570-495 a.C. circa) è considerato l’iniziatore e l’emblema stesso del vegetarianismo dell’antica Grecia. Questa immagine del leggendario saggio greco è legata in primo luogo ai celebri versi delle Metamorfosi del poeta romano Ovidio, un testo scritto seicento anni dopo l’epoca in cui visse Pitagora:
«Per primo si scagliò contro l’abitudine di cibarsi di animali, per primo lasciò uscire dalla sua dotta bocca parole come le seguenti […]: Smettetela, uomini, di profanare i vostri corpi con cibi empi! Ci sono le messi, ci sono alberi stracarichi di frutti, ci sono turgidi grappoli d’uva sulle viti! Ci sono erbe dolci e tenere […]. Avete a disposizione il latte e il miele profumato di timo. La terra nella sua generosità vi propone in abbondanza blandi cibi e vi offre banchetti senza stragi e sangue […]. Che enorme delitto è ingurgitare viscere altrui nelle proprie, far ingrassare il proprio corpo ingordo a spese di altri corpi, e vivere, noi animali, della morte di altri animali!»
I biografi e gli autori del mito pitagorico, fra cui lo stesso Ovidio, spiegano totalmente o in parte il vegetarianismo di Pitagora con la credenza nella metempsicosi.

Riferimenti ad una miscellanea di induismo e buddismo, richiami al pitagorismo, tutto questo rimanda a quel fiorire di un sottobosco ottocentesco che si rifà alla Società Teosofica di Md.me Blavatsky che importò in Europa le dottrine orientali rivisitate e corrette, e a quella esaltazione del pitagorismo che vide il fiorire di società ad esso ispirate.

Alla teosofia aderirono i fondatori della Fabian Society, la poco conosciuta società ispiratrice di quella strana forma di socialismo compatibile con il capitalismo, di quella politica che si sarebbe poi identificata con il partito radicale di massa.

La teosofia è anche il pensiero alla radice di quel movimento poco compreso, ma che ha fortemente influenzato il modo di pensare occidentale, noto come New Age. Da un documento del Pontificio Consiglio per la cultura:

La matrice essenziale del pensiero New Age va ricercata nella tradizione esoterico-teosofica, ampiamente accettata dai circoli intellettuali europei nei secoli diciottesimo e diciannovesimo.

Il veganismo è quindi una filosofia, esso con tutto ha a che vedere fuorché con la dietologia.

Il veganismo è un piatto confezionato a dalla lobby teosofica: come tale va dichiarato e come tale va respinto.