E ti pareva. Sono trascorsi solamente pochi giorni da quando, venerdì scorso, Elon Musk con un annuncio a suo modo storico – «l’uccellino è stato liberato» – ha annunciato dell’acquisto del social network più chic e più popolare insieme, Twitter, ma già ci sarebbe una triste novità legata ad esso. Ma andiamo con ordine. La notizia data dal patron di Tesla è stata seguita, come noto, subito da una raffica di novità, prima tra tutte una rivoluzione interna che sarebbe eufemistico definire radicale.
Sì, perché secondo indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal citando una comunicazione del social network all’ente federale statunitense preposto alla vigilanza della borsa, il nuovo proprietario avrebbe licenziato tutti i 9 membri del consiglio di amministrazione della società. L’uomo più ricco del mondo sarebbe insomma solo al comando, con «l’uccellino liberato» sulla sua spalla: attorno a loro, il vuoto. Sarà davvero così? Staremo a vedere.
Intanto, tornano a noi, c’è una notizia nella notizia che non può non colpire. Alludiamo al fatto che il nuovo Twitter di Musk – che dovrebbe essere «liberato» come il suo simbolo dalle tante censure introdotte in questi anni, che hanno portato perfino all’esclusione «permanente» dell’ex presidente Donald Trump dalla piattaforma – trasuderebbe già «odio». Messa così sembra la classica protesta woke, e in parte forse lo è, eppure la denuncia viene da fonte scientifica.
Sono infatti stati degli studiosi – i ricercatori della Montclair State University – a rilevare come nelle 12 ore immediatamente successive all’ascesa alla proprietà di Musk il social avrebbe subito preso una piega «ostile»; questo sempre secondo questi ricercatori, che pare abbiano rilevato una impennata di retorica «volgare e ostile» a danno di utenti sulla base della loro razza, della loro religione, della loro etnia nonché del loro orientamento.
Nella settimana precedente l’acquisizione di Musk, sulla piattaforma pare non ci fossero più di 84 tweet «ostili»; ma dalla mezzanotte del 28 ottobre – il giorno in cui è diventato di dominio pubblico il cambio di proprietà – a mezzogiorno del giorno successivo, i tweet «ostili» pare siano diventati balzati fino alla vetta di 5.000 (4.778); il che significa più di 398 cinguettii aggressivi all’ora, circa 4,7 volte superiore alla media dei sette giorni precedenti a quel giorno.
Ora, lungi dal Timone approvare qualsivoglia forma di aggressione financo verbale, ma rispetto a questa notizia alcune precisazioni sono d’obbligo. La prima è sarebbe bello intendersi bene su quali siano davvero i tweet «ostili», dato che di questi tempi c’è chi ritiene odio anche solo, per dire, affermare l’unicità della famiglia naturale fondata sul matrimonio: per maggiori informazioni, rivolgersi all’ex ministro finlandese Päivi Räsänen, che proprio per tali prese di posizione è finita sotto processo.
In secondo luogo, anche ammettendo che i ricercatori della Montclair State University abbiano ragione da vendere, sorge spontaneo un dilemma: e se l’odio sui social – quello di colpo riemerso – fosse intanto stato alimentato proprio dalla censura? Se quei 4.778 tweet trasudanti «odio» fossero cioè solo l’altra faccia della medaglia di una società che ad odio oppone censura, se non perfino altro odio per chi ha semplicemente la colpa di avere un’altra idea di nazione, di famiglia e in definitiva di mondo? L’ipotesi non è forse così lunare (Foto: Visualhunt.com – jurventson).
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