Il successo dei tre giorni di incontri che Il Timone ha organizzato insieme alla Scuola di Cultura Cattolica di Bassano del Grappa ci provoca a scommettere ancora sulla forza della sfida che papa Benedetto XVI, sulle ali di Pascal, proponeva ai non credenti: «provare a vivere come se Dio ci fosse». Il successo di questa serie di dibattiti è stato possibile innanzitutto per l’impegno della Scuola di Cultura Cattolica e poi per la sensibilità e la disponibilità del Comune di Bassano e della Fondazione Banca Popolare di Marostica – Volksbank.
Di fronte a una realtà sociale sempre più liquida, sempre più convinta che il discorso su Dio sia qualcosa di non rilevante, superfluo e intellettualmente inferiore, i dibattiti di Bassano che abbiamo intitolato “La Santa Inquietudine” ribaltano la prospettiva. Ci sono principi che precedono il mero gioco delle maggioranze. Ci sono valori che aiutano a inquadrare il bene dell’uomo e con esso il bene comune, valido per la città e per la comunità. Sono prospettive ragionevoli e non confessionali, su cui rilanciare ancora un dialogo con tutti quelli che una volta si chiamavano «uomini di buona volontà».
Non si tratta di rinnovare delle guerre culturali, già in gran parte perse, né di fuggire il mondo. Ma di «immischiarsi», secondo l’invito più volte rilanciato da papa Francesco, per avvertire che c’è “una falsa idea di libertà” che rende “facile passare dai limiti imposti al pensare, come nel comunismo, al pensarsi senza limiti, come nel consumismo”, per utilizzare altre parole del Papa pronunciate nel recente viaggio a Budapest.
Ringraziamo tutti gli ospiti che sono stati presenti a Bassano e soprattutto i tantissimi partecipanti, più di 250 ad ogni appuntamento. Le parole pronunciate dal Patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, nella messa conclusiva sono rilevanti proprio perché ricordano al credente di non rinunciare mai al dialogo con chi accetta di confrontarsi davvero sulla verità.
I principi radicati nel cuore dell’uomo e il senso di sacrificio e servizio restano punti di partenza per una partecipazione al bene comune, qualcosa da testimoniare in modo integro. La cultura è il modo di stare al mondo: il modo di sposarsi, di lavorare, di edificare la comunità civile, di soffrire, di morire. Il modo in cui stiamo al mondo non è indifferente rispetto al nostro vivere bene nelle nostre città, famiglie, comunità. Non tutto è neutro o indifferente, non tutto può essere ridotto al gioco delle maggioranze. «Non volli mai essere un “uno qualunque”, nè adagiarmi in un quieto vivere», è questa la frase di don Didimo Mantiero (1912-1991), il padre della Scuola di Cultura Cattolica di Bassano, che richiama tutti a non smettere mai di cercare e vivere il vero bene.
La mercificazione delle donne e dei bambini nella pratica dell’utero in affitto, l’omologazione dei sessi, la denatalità, la pervasività di una cultura “corretta” che viene veicolata da piattaforme sociali sempre più potenti e senza contrappesi politici forti. Un’economia sempre più lontana da famiglie e territori. Infine, l’avvento dell’intelligenza artificiale che si prospetta come il passaggio definitivo della rivoluzione digitale verso l’uomo ri-creato. Su tutto questo (e molto altro) non bisogna essere cattolici per opporsi ed eccepire, basterebbe essere uomini fatti e finiti.
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