Il tabernacolo deve tornare al centro, dietro l’altare, in quello che è il punto focale della chiesa. E così in tutte le chiese della diocesi.
Questo è quanto ha detto ai suoi presbiteri monsignor Robert Morlino, vescovo della diocesi statunitense di Madison, nel Wisconsin. Morlino lo ha comunicato lo scorso settembre a un incontro con i sacerdoti, ma la notizia si è diffusa nei giorni scorsi per un articolo che ha dedicato alla vicenda niente meno che il Wall Street Journal, che evidentemente ha colto il valore di questo gesto.
Il fine è infatti correggere una delle prassi dell’architettura liturgica del dopo Concilio portate avanti con ferrea e spesso ideologica determinazione da parte di schiere di liturgisti, ma che non hanno smesso di suscitare perplessità e disagio fra il popolo credente e non solo: la prassi di spostare il tabernacolo in un luogo laterale – nei casi migliori un cappella, nei casi peggiori anfratti simili a sottoscala – per far risaltare il valore di “novità” di ogni Messa e per scindere il momento della Messa da quello dell’adorazione eucaristica. Ma, in fondo, per segnare uno scarto con la liturgia e l’architettura tridentine e la loro – secondo i liturgisti aggiornati – eccessiva concentrazione sull’Eucaristia ed enfasi sulla presenza reale del Signore, a discapito dell’evento comunionale della Messa.
Per Morlino, invece, la nuova misura servirà per rimettere al centro dello sguardo e del cuore Colui che fa la Chiesa, il Dio vivo presente nelle specie eucaristiche.
Il vescovo ha dato tempo tre anni per riposizionare i tabernacoli in circa metà delle 134 chiese diocesane che necessitano di questo “aggiornamento”.