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8.01.2025

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Il silenzio di Sala (e della sinistra) sulle violenze al Capodanno di Milano
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7 Gennaio 2025

Il silenzio di Sala (e della sinistra) sulle violenze al Capodanno di Milano

Passano i giorni ma il sindaco Beppe Sala ancora non parla. Stranamente, il primo cittadino di Milano sembra non aver nulla da dire sui gravissimi episodi di violenza che si sono consumati nella principale piazza della sua città la notte di Capodanno, con decine di giovani stranieri che – immortalati da video purtroppo inequivocabili – urlavano a squarciagola insulti all’Italia e alle forze di polizia; non solo, per fugare ogni dubbio diversi di loro esibivano, orgogliosi, bandiere di Paesi esteri.

Come se non bastasse, la procura di Milano si sta accingendo ad aprire un’inchiesta formale sulle presunte violenze denunciate dagli studenti belgi in vacanza – sei giovani in tutto di età compresa tra i 20 e i 21 anni – i quali, all’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele II, sempre a Capodanno, sarebbero stati prima circondati e quindi importunati da 30-40 uomini, tutti stranieri, che avrebbero messo loro le mani addosso, toccando le parti intime sopra e sotto i vestiti.

Un fatto di una gravità assoluta, sul quale oltre alle testimonianze si stanno cercando le immagini; mentre quelle degli insulti alle Forze di Polizia ci sono già e l’ipotesi sul tavolo della magistratura – dato che gli agenti, nell’esercizio delle loro funzioni, rappresentano la Repubblica – è il reato di vilipendio. Non si esagera insomma se si sostiene che la notte di Capodanno in piazza Duomo a Milano sia accaduto il finimondo. Ciò nonostante, come si diceva in apertura, il sindaco Beppe Sala ha scelto il silenzio.

Il solo ad essersi pronunciato sull’accaduto, al momento, è Franco Gabrielli, ex capo della polizia e super consulente del Sindaco per la sicurezza, che su Repubblica Milano ha dichiarato: «La piazza e gli insulti sono il segnale di disagio di un Paese che ancora oggi si rifiuta di mettere a terra politiche serie di integrazione». Curioso modo di girare la frittata. Il problema non sarebbero insomma quelle decine di giovani che urlavano insulti irripetibili all’Italia; il problema sarebbe l’Italia che non li ha integrati.

Tutto questo perché, secondo la logica cara in verità non solamente a Sala e a Gabrielli ma all’intera sinistra italiana, attraverso lo Ius Soli o lo Ius Scholae chi odia il nostro Paese (che cos’è offendere esibendo bandiere straniere, se non odio?)  potrebbe diventare come per magia un cittadino, se non modello, almeno come gli altri. Un ragionamento forse affascinante, se non fosse terribilmente utopico e soprattutto alieno da un aspetto centrale: uno Stato può mettere a terra le più politiche più «serie di integrazione», ma l’integrazione…va anche desiderata.

E si dà il caso che i galantuomini che la notte di Capodanno hanno fatto il loro oltraggioso show in piazza Duomo a Milano il loro punto di vista, ecco, lo abbiano espresso chiaramente: ma in senso contrario all’integrazione. Perché, allora, non prenderne atto? Perché non guardare la realtà per quello che è, senza cambiare discorso, ammettendo che abbiamo un problema con i giovani stranieri presenti nel nostro Paese? E soprattutto perché neppure dopo fatti tanto gravi come quelli di Milano a sinistra si decidono ad intavolare un discorso serio al riguardo? Anno nuovo, buonismo di sempre (Foto: Imagoeconomica/Ansa)

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