La ricorrenza di un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, purtroppo, non è stata accompagnata da particolari elementi di novità. Papa Francesco continua, pressoché inascoltato, i suoi appelli di pace – «Quando Dio ha fatto l’uomo, ha detto di prendere la terra, di farla crescere, farla bella. Lo spirito della guerra è il contrario: distruggere, distruggere…», ha detto nelle scorse ore – , l’esercito ucraino si prepara alla controffensiva di primavera mentre Vladimir Putin, da parte sua, ha ripreso ad agitare vigorosamente lo spettro dell’attacco nucleare.
L’unica novità, se così si può dire, affiorata in questi giorni, arriva da Jens Stoltenberg, economista e politico norvegese segretario generale della Nato e che si è lasciato scappare una dichiarazione, per dirla in gergo bellico, abbastanza esplosiva. È avvenuto a margine di riunione dei ministri della difesa della Nato presso il quartier generale della Nato a Bruxelles, con Stoltenberg che, in sostanza, ha ammesso – non intercettato a sua insaputa, ma parlando in conferenza – che la Nato è in guerra contro la Russia dal 2014, anno che egli deve ricordare essendo quello in cui, appunto, ne divenne segretario generale.
Il video con la dichiarazione di Stoltenberg è stato subito rilanciato da alcuni media conservatori alternativi, i quali fanno peraltro notare come, in realtà, non sia la prima volta che il segretario generale della Nato fa questo genere di ammissioni. Era infatti già accaduto. Va da sé che tutto questo non scagiona in nulla la Federazione russa per la cosiddetta “operazione militare speciale” avviata nel febbraio 2022. Tuttavia, le dichiarazioni di Stoltenberg – dichiarazioni, lo si ripete, non audio registrati a tradimento – non possono neppure essere ignorate, dato che vanno a confermare uno scenario
Quale scenario? Quello descritto da Papa Francesco il quale, lo si ricorderà, pur condannando più volte la Russia come responsabile dell’invasione dell’Ucraina, si era lasciato scappare una frase che aveva fatto molto rumore: quella dell’«abbaiare della Nato alle porte di Mosca». Una frase peraltro, si è poi saputo, il pontefice argentino non si è inventato di suo, ma ha appreso da un capo di Stato prima del conflitto. Lo ha rivelato lo stesso Pontefice in un’intervista a La Civiltà Cattolica riportata da La Stampa, in un passaggio che vale la pena riportare per intero, tanto è fondamentale e rivelatore:
«Un paio di mesi prima dell’inizio della guerra ho incontrato un capo di Stato, un uomo saggio, che parla poco, davvero molto saggio. E dopo aver parlato delle cose di cui voleva parlare, mi ha detto che era molto preoccupato per come si stava muovendo la Nato. Gli ho chiesto perché, e mi ha risposto: ’Stanno abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro’. Ha concluso: ’La situazione potrebbe portare alla guerra’. Questa era la sua opinione. Il 24 febbraio è iniziata la guerra. Quel capo di Stato ha saputo leggere i segni di quel che stava avvenendo».
Neppure queste considerazioni, lo si ripete ancora a scanso di equivoci, assolvono in nulla Putin dalle sue enormi responsabilità per ciò che da oltre un anno accade in Ucraina, con morte e distruzione. Tuttavia, queste parole di Papa Francesco, unitamente a quelle di Jens Stoltenberg, gettano sulla guerra che sta insanguinando l’Europa una luce diversa. E fanno capire anche come mai, a distanza di ormai oltre un anno, quella parola tanto sospirata – pace – continui a restare sullo sfondo, con le trattative che a loro volta restano sempre arenate nel fumoso campo degli auspici. E intanto le bombe cadono, gli innocenti continuano a morire e a chiunque speri nella tregua non resta che una domanda, davanti allo strazio del conflitto: fino a quando? (Foto: Imagoeconomica)
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