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Il ritorno di Carola. La Rackete si candida all’Europarlamento, stupisce?
NEWS 19 Luglio 2023    di Raffaella Frullone

Il ritorno di Carola. La Rackete si candida all’Europarlamento, stupisce?

A volte ritornano, anche se non se ne sentiva certo la mancanza. Nelle scorse settimane è tornata a far parlare di sé Greta Thunberg, l’attivista per il clima svedese che fino a qualche anno fa era venerata come la nuova salvatrice del mondo, o per esser precisi della terra, la nostra madre terra. Dopo aver annunciato di voler deporre il megafono nell’autunno scorso, non ha resistito al richiamo di Caronte ed è tornata a farsi sentire su Twitter: «Stiamo superando record di calore in tutto il mondo- ha scritto La scorsa settimana abbiamo raggiunto i giorni più caldi mai registrati e anche per più giorni di seguito. Le temperature dell’acqua del mare continuano a salire, i livelli dei ghiacciai a scendere. Questa è un’emergenza». E così si è riguadagnata qualche minuto di rovente notorietà.

Ma in questi giorni si registra un altro illustre ritorno, sempre al femminile sempre di una paladina della giustizia, o sedicente tale, è lei la capitana Carola Rackete. 35 anni, tedesca, nota alle cronache perché nel 2019, al comando della nave della Ong Sea Wathc 3, con 42 immigrati a bordo, aveva sfidato l’allora ministro Salvini forzando la chiusura del porto di Lampedusa per poi essere portata via dai finanzieri per un arresto mai convalidato e diventando l’idolo della sinistra liberal. Capelli rasta, ascella non depilata, ma questo non lo diciamo perché è body shaming, era poi tornata a quello che definiva la sua “first life”, la sua vita precedente, che la vede impegnata in campagna a difesa dell’ambiente e della biodiversità, la più famosa nella foresta di Dannenröder, culminata in un’occupazione poi sgomberata dalla polizia.

Anche lei è tornata a far parlare di sé, e in un’intervista al quotidiano tedesco Spiegel annuncia di voler andare a Bruxelles per essere il “cane da guardia” dei movimenti per il clima: «Si tratta di comunicare i contenuti dei movimenti e di far conoscere ai movimenti stessi ciò che viene deciso a Bruxelles». Si candida con il partito di estrema sinistra Linke, e anche questo non stupisce. Sorprende casomai che ancora ci sia chi, in buona fede, sia convinto che le Organizzazioni Non Governative – le ormai famose Ong – e tutto quello che ruota loro intorno siano entità politicamente neutre, gestiti da animi puri che hanno a cuore soltanto il bene comune e non certo la politica. Ma non è così.

Come scrive bene Marguerite A. Peeters nel volume Il gender, una questione politica e culturale, uscito nel 2014 per San Paolo, subito dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, l’Onu ha iniziato a costruire un nuovo consenso mondiale  costruito a tavolino sulla base di una serie di grandi conferenze internazionali che si sono succedute tra 1990 e 1996,  Sullo scenario internazionale sono quindi apparsi attori detti “non statali” ma con una grandissima influenza tra cui le Ong, come  Amnesty International e Planned Parenthood.

Anche grazie a loro questo nuovo consenso ha iniziato a farsi spazio attraverso il linguaggio, gender, globalizzazione e nuova governance sono solo alcuni simboli di questo nuovo paradigma solo apparentemente neutro.  Dietro c’è invece una precisa visione dell’uomo. Ai buoni, insomma, bisogna sempre fare attenzione. Quando tutti li osannano e nessuno li può criticare c’è sempre un motivo. E non è certo il bene comune (Foto: Rai2, Youtube, screenshot)

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