Qualche giorno fa il cardinale Sarah [nella foto], parlando a Londra nel corso di una conferenza di Sacra Liturgia, ha detto: “E’ molto importante che torniamo, appena possibile a un orientamento comune, di preti e fedeli rivolti insieme nella stessa direzione, a oriente, o almeno verso l’abside, verso il Signore che viene”. E ha aggiunto: “Vi chiedo di applicare questa pratica ovunque sia possibile”.
Il porporato guineano ha inoltre rivelato che il Pontefice gli ha chiesto di cominciare uno studio “della riforma della riforma”, cioè a un adattamento dei cambiamenti liturgici che hanno fatto seguito al Concilio Vaticano Secondo. Il cardinale ha detto che lo studio dovrebbe cercare “di arricchire le due forme del rito Romano”.
Lo studio è necessario perché studi liturgici hanno portato a vedere che alcune delle riforme post-conciliari “sono state messe insieme secondo lo spirito dei tempi”, e sono andate oltre le intenzioni dei Padri. Di conseguenza “qualche seria interpretazione errata della liturgia ha preso piede”, grazie a un’attitudine che poneva l’uomo al centro invece di Dio.
Il cardinal Nichols, invece nella sua lettera, che appare collegata alle dichiarazioni di Sarah, ricorda un paragrafo delle Istruzioni generali del Messale romano in base alle quali “l’altare dovrebbe essere costruito staccato dal muro… e che sia possibile celebrare la messa fronteggiando il popolo”. E ha ammonito i preti che “la messa non è il momento in cui i sacerdoti esercitino gusti o preferenze personali”.
Ma in questo caso si tratta della suprema autorità della Chiesa in materia liturgica, a suggerire un cambiamento, per altro in un senso che è stato “normale” per un paio di millenni.
Come uscire dall’impasse?