È uscita questa mattina, 24 ottobre 2024, la quarta enciclica di papa Francesco «sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo». Il commento di suor Gloria Riva al Timone.
Papa Francesco richiama la Chiesa a riscoprire la devozione al Sacro Cuore per un mondo «senza cuore», perché secondo lei è così importante?
«Innanzitutto, bisogna tenere presente che quando diciamo la parola “cuore”, almeno in Occidente, generalmente intendiamo il sentimento. In realtà, nel linguaggio di Gesù, quindi nel linguaggio ebraico-semitico, si intendono le scelte, la direzione dei pensieri e quindi le scelte compiute in obbedienza a Dio. La devozione al sacro Cuore è intrinsecamente legata agli aspetti e alle vicende politiche. Nasce prima di santa Margherita Maria Alacoque, perché già santa Gertrude e molti altri santi avevano questa devozione. Certamente è santa Margherita ad aver ricevuto i messaggi, l’ultimo, forse il meno conosciuto, era rivolto al re di Francia. Lei chiedeva di divulgare in tutta la Francia la devozione al Sacro Cuore, altrimenti la Francia avrebbe perso la fede. Questo è avvenuto nel giugno nel 1689 e, cent’anni dopo, nel 1789 è scoppiata la Rivoluzione francese. Tanto fondamentale questa cosa che quando Gesù parla a Lucia di Fatima della devozione al Cuore immacolato di Maria, dirà che se non sarà dato seguito ai suoi messaggi riguardo alla consacrazione del Cuore immacolato di Maria sarebbe accaduto alla Chiesa quanto era accaduto al re di Francia. C’è perciò tutto un intreccio molto affascinante, dove, per dirla con papa Francesco, si vede che la fede non è roba da sagrestia, ma è qualcosa che deve incidere nel tessuto sociopolitico della società e della Chiesa. La Chiesa non può rimanere ai margini di certe problematiche. In questo senso è un mondo “senza cuore”, perché non ha un pensiero di fede e di amore, nel senso cristiano del termine, nei confronti delle sfide attuali».
Fra le altre cose il Papa richiama l’importanza della «consolazione» al Cuore di Cristo, centrandola sul fatto che quel Cuore deve essere riamato per potersi espandere ancora. Riconoscere questo è, si legge nel testo, «come un pungolo benefico che brucia dentro e guarisce». Può commentare?
«Indubbiamente come Gesù ha detto a molti santi “prenditi cura di me che io mi prenderò cura di te e di quello che mi riguarda”. In questo senso è assolutamente vero che quando noi ci prendiamo cura di Dio, nel senso che abbiamo un’attenzione a Lui e alla consolazione che gli possiamo dare, anche le nostre vicende sulla terra vanno meglio. Questo sicuro. E poi, la seconda cosa fondamentale sulla quale credo il Papa punti, è proprio quella che noi abbiamo un Dio di relazione. Noi siamo relazionati con Dio perché Lui per primo ha voluto relazionarsi con noi. E quindi il torto più grande che possiamo fare a un Padre è ignorarlo. Una delle più belle preghiere che consola il cuore di Dio è proprio la preghiera di domanda. Perché domandare a Dio luce su quello che dobbiamo fare rappresenta anche questo una consolazione che possiamo dare al suo cuore. Cioè riconoscerlo, consolarlo. Consolare Dio vuol dire riconoscerlo nel mio vissuto come una priorità. Il primato di Dio diventa per Lui fonte di consolazione perché riscontriamo la sua figura di padre».
Il terzo elemento forte dell’enciclica rimanda alla missione, intesa appunto come fuoco d’amore che si irradia. Come essere missionari dell’amore del Cuore di Cristo?
«Avendo il desiderio che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità. Per dirla con l’espressione paolina. Dove verità significa amore e giudizio in senso positivo sulla storia. Purtroppo noi da ormai diversi secoli siamo giunti a un individualismo spaventoso, un po’ per paura, un po’ per necessità. Un po’ per egoismo, questo sicuramente ci impedisce di avere un afflato missionario o di preoccuparsi eccessivamente di quello che accade. Paradossalmente noi che abbiamo azzerato le distanze, perché oggi abbiamo in casa tutti i continenti del mondo attraverso internet e moltissime possibilità che i mass media ci offrono, siamo però più distanti. Forse un’eccessiva informazione è come quando vai al supermercato e di fronte a tante cose non sai cosa scegliere. Un’eccessiva informazione inibisce l’attenzione alla realtà».
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