Il Santuario è situato infatti nel nord dell’Isola dove si concentra la maggioranza dell’etnia tamil. Una terra, quindi, ancora bagnata dal sangue dei morti del conflitto trentennale tra le etnie singalese e tamil, concluso con la cruenta soppressione delle forze di difesa di quest'ultime, le cosiddette “Tigri” che combattevano per la liberazione del paese.
Ora, dopo la pace raggiunta nel 2009, il ricordo di quella sanguinosa guerra civile resta ancora vivido nella memoria della popolazione, come vivido è il dolore dei familiari che hanno visto morire uno ad uno i loro cari. Tutti questi sono presenti alla funzione di Papa Francesco nel Santuario, durante la quale il Pontefice innalzata una preghiera particolare a Maria per il consolidamento nel Paese della pace.
Il Santo Padre si rivolge quindi alle famiglie delle due etnie presenti che – rimarca – “hanno sofferto immensamente nel lungo conflitto che ha lacerato il cuore dello Sri Lanka”. “Molte persone, dal nord e dal sud egualmente, sono state uccise nella terribile violenza e nello spargimento di sangue di questi anni”, aggiunge il Santo Padre, “nessuno Srilankese può dimenticare i tragici eventi legati a questo stesso luogo, o il triste giorno in cui la venerabile statua di Maria, risalente all’arrivo dei primi cristiani in Sri Lanka, venne portata via dal suo santuario".
Tuttavia nonostante questi tragici eventi, “la Madonna è rimasta sempre con voi”, afferma il Papa. “Lei è Madre di ogni casa, di ogni famiglia ferita, di tutti coloro che stanno cercando di ritornare ad una esistenza pacifica". E oggi “ci dà il benvenuto nella sua casa", questo santuario dove "ogni pellegrino si può sentire a casa, perché qui Maria ci introduce alla presenza del suo Figlio Gesù".
"Qui – prosegue Francesco – Srilankesi, Tamil e Singalesi, giungono tutti come membri di un’unica famiglia”, affidando alla Vergine "le loro gioie e i loro dolori, le loro speranze e le loro necessità". Perché "qui, nella sua casa, si sentono sicuri. Sanno che Dio è molto vicino; sentono il suo amore; conoscono la sua tenera misericordia".
Bergoglio invita quindi a dire grazie alla Madre del Signore "per aver protetto il popolo dello Sri Lanka da tanti pericoli, passati e presenti"; Maria, soggiunge, "non dimentica mai i suoi figli di questa splendida Isola. Come è sempre rimasta accanto al suo Figlio sulla Croce, così è sempre rimasta accanto ai suoi figli srilankesi sofferenti".
Allora, "dopo tanto odio, tanta violenza e tanta distruzione, vogliamo ringraziarla perché continua a portarci Gesù, che solo ha il potere di sanare le ferite aperte e di restituire la pace ai cuori spezzati". Al contempo, le chiediamo "la grazia di riparare i nostri peccati e tutto il male che questa terra ha conosciuto".
Certo, “non è facile questo”, ammette il Santo Padre, "tuttavia, solo quando arriviamo a comprendere, alla luce della Croce, il male di cui siamo capaci, e di cui persino siamo stati partecipi, possiamo sperimentare vero rimorso e vero pentimento". E solo allora possiamo ricevere "la grazia di avvicinarci l’uno all’altro con vera contrizione, offrendo e cercando vero perdono".
Anche in questo difficile sforzo di perdonare e di trovare la pace, Maria resta al nostro fianco, pronta – assicura il Pontefice – “ad incoraggiarci, a guidarci, a farci fare un altro passo”. “Proprio come lei ha perdonato gli uccisori di suo Figlio ai piedi della sua croce, tenendo tra le braccia il suo corpo senza vita, così ora lei vuole guidare gli Srilankesi ad una più grande riconciliazione, così che il balsamo del perdono di Dio possa produrre vera guarigione per tutti”.
L’augurio del Papa è quindi, che con le preghiere della Madre Maria, entrambe le comunità tamil e singalese possano “ricostruire l’unità che è stata perduta” e “ritornare alla casa di Dio in un rinnovato spirito di riconciliazione e fratellanza”. Prima di concludere, esorta quindi a pregare l’uno per l’altro, chiedendo soprattutto a Dio “che questo santuario possa sempre essere una casa di preghiera e un rifugio di pace”, dove tutti possano trovare “ispirazione e forza per costruire un futuro di riconciliazione e di giustizia” per i figli di “questa amata terra”.