Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo uno stralcio del libro “Il vero segreto dell’evoluzione” (Ed. Cantagalli, pagg. 128, € 12,00), scritto da un collaboratore del Timone, Carlo Bellieni, e da Lourdes Velazquez.
di Lourdes Velazquez
Per quanto riguarda la religione, sin dagli inizi, gli scienziati più rigorosi (anche fra i darwiniani) sostennero il carattere agnostico dell’evoluzionismo, ossia il fatto che non porta argomenti né in favore né contro la dottrina della creazione divina del mondo, pur potendo risultare incompatibile con una interpretazione letterale del racconto biblico. Infatti, la circostanza che nell’Ottocento venissero chiamati creazionisti gli oppositori dell’evoluzionismo dipendeva unicamente dal fatto che erano dei fissisti e quindi postulavano che la vita venisse “creata nuovamente” dopo ogni catastrofe.
Ciò non coincide con la tesi che il mondo è opera di un Creatore e che l’evoluzione può benissimo far parte delle dinamiche esistenti dentro la creazione stessa. Per il credente ciò corrisponde all’ordine voluto da Dio. Lo stesso Darwin esprime questa idea nella conclusione de L’origine delle specie.
È chiaro che un’idea di questo genere è totalmente estranea a una concezione materialista della realtà, ma questa è appunto una metafisica, ossia una dottrina filosofica, che funge da presupposto interpretativo dell’evoluzione e non è una conseguenza di questa. Lo stesso si può ripetere a proposito della concezione dell’uomo: è vero che, partendo da una metafisica materialista che nega pregiudizialmente l’esistenza di qualunque realtà spirituale, anche l’uomo verrà concepito semplicemente come un animale il cui cervello ha raggiunto un livello più elevato di complessità rispetto agli altri primati, ma senza una differenza sostanziale rispetto ad essi. Viceversa, dentro una metafisica più completa, in cui ci sia spazio anche per livelli non materiali della realtà, non esiste alcuna difficoltà ad ammettere che, affinché nell’uomo potessero realizzarsi capacità e funzioni spirituali, era necessario che la sua corporeità venisse adeguatamente sviluppata in un lungo processo evolutivo.
Dentro una prospettiva religiosa, poi, non c’è difficoltà ad ammettere che Dio abbia infuso nell’uomo anche una dimensione soprannaturale: se nel racconto biblico si narra, simbolicamente, che Dio infuse il suo soffio addirittura in un pupazzo di fango, tanto più facile sarà ammettere che lo abbia fatto nei confronti di un genere di creature ben più perfetto.
Queste ultime considerazioni ci aiutano a capire come oggi la difesa del neodarwinismo abbia spesso il significato di una posizione ideologica antireligiosa, al punto che si vorrebbe identificare l’evoluzionismo stesso con il darwinismo (ignorando che esso aveva avuto in Lamarck l’iniziatore con cinquant’anni di anticipo) e sorvolando su tante interpretazioni non materialiste non solo dell’idea di evoluzione, ma anche delle diverse teorie dell’evoluzione. (…)
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