(Vangelo Lc 2, 15-20)
Gli angeli sono creature che come giungono, poi escono di scena lasciando gli uomini liberi dinanzi alla realtà. E’ successo così anche con Maria. “L’angelo parti da lei” e lei si mise in fretta in viaggio verso la montagna, verso la Giudea, per incontrare Elisabetta di cui l’angelo le aveva parlato.
Anche nella benedetta notte di Betlemme, gli angeli compaiono, annunciano e poi lasciano i pastori, ancora storditi, al loro destino carichi di un parola profetica. “Oggi è nato per voi il Salvatore”.
Il messaggio non consiste solo nella notizia di un parto. Il contenuto è dato dalla notizia che quel Salvatore è “per voi”, rivolto ai pastori uomini per lo più rozzi e talvolta violenti. Sono loro i destinatari. Solo insieme, aiutandosi reciprocamente, possono compiere il viaggio che dal grembo della notte delle proprie paure e delle pare mentali in cui si sono confinati, li conduce al grembo fecondo di una mangiatoia in cui la vita rifiorisce.
“Andiamo a vedere”. Avrebbero potuto rimanere sulle loro, ma hanno deciso di sottrarsi a quella superficialità che così spesso si deposita sulle nostre opportunità di salvezza. Troppe volte, infatti, finiamo per censurare “gli avvenimenti che il Signore ci ha fatto conoscere” finendo per svilire e, ultimamente, smarrire tutte le occasioni di rinascita.
Quando poi, i pastori se ne torneranno a propri ovili, glorificano e lodano Dio per tutto quello che hanno udito e visto. E cosa hanno visto? La rivoluzione di una rivelazione. “Questo per voi il segno: troverete un bambino”. Un bambino, adagiato nella mangiatoia, con accanto un padre e una madre. Una cosa straordinaria. Sembra una cosa normale, ma non lo è. Allora, come oggi. Oggi più di allora. C’è da rimanere stupiti quanto più se quel bambino è l’atteso dall’alveo del desiderio di ogni uomo. Tutti lo cercano. Tutti, compresi loro, lo attendono da sempre pur senza saperlo, pur non sapendo cosa e chi.
Da diversi mesi, in casa, abbiamo bandito la parola covid, vaccino, green pass…Non certo per seppellire la drammaticità delle cose, ma perché le conversazioni rischiano di alterarsi e generare alterchi. Più ancora, perché ci sono argomenti che sono sepolti dal Covid. Uno di questi è la tragedia del calo demografico di cui si sa tutto tranne che sia una vera e propria emergenza.
Non sarà che quel “troverete un bambino” è l’indizio di una caccia al tesoro contenuto nell’annuncio angelico? Che sia l’inizio di un audacia per compiere ciò che manca al nostro tempo?
Mi piace pensare che i pastori, quella notte, siano tornati alle proprie case con gli occhi carichi di futuro, gravidi di una luce e una vigoria lieta come di chi vuol dar vita alla vita.
Senza bambini siamo tutti più poveri. Il Presidente dell’Istat commentando il record negativo di nascite del 2021 – “mai così tante poche nascite in Italia” – afferma che tale calo compromette il livello economico e sociale.
D’altra parte, una società senza figli è una società che manca di prospettiva e di speranza. Sempre meno gioiosa, meno fantasiosa, meno egoista. “Un figlio – mi ha detto una mamma – è l’antidoto al nostro egoismo”. E un papà, proprio l’altro giorno, mi diceva “da quando mi sono sposato e da quando è nato un figlio, non vivo più per me stesso, ma per loro. E’ cambiata la vita perché è cambiata la visione”.
Perché non abbiamo figli? Perché abbiamo perso il Figlio. Per questo, i pastori sono una straordinaria immagine di chi non si rassegna e nel buio della notte, come nel buio di questo tempo, scommettono sulla speranza e cercano ciò che rende vita, la vita.
Il Natale non è un sentimento, ma un sacramento. Un bambino è il segno di una Presenza. Gli occhi dei pastori sono marchiati a fuoco. Chi li incrocerà vedrà il segno di questa Presenza presente. Il Natale è la festa della nascita del Salvatore, ma è anche la festa della nascita dei salvati i primi dei quali sono quelli che vedono, adorano, lodano il bambino.
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