Il “gay power“, ovvero lo strapotere della lobby LGBT, non dovrebbe più essere un mistero per nessuno. Per averne l’ennesima riprova, basta osservare quanto sta accadendo (guarda caso…) nel Regno Unito.
Che l’ideologia omosessualista e gender sia ormai di casa nella terra della Regina Elisabetta II è notorio. Del resto, il governo conservatore (si fa per dire) di David Cameron ha già legalizzato lo pseudo-matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Ora però, in un eccesso di zelo, vuole fare di più per la causa LGBT. L’esecutivo ha chiesto infatti alla nota catena televisiva BBC di assumere almeno un 10% di personale omosessuale, bisessuale, transessuale ed intersessuale entro il 2020. Anche perché la privata Channel4, principale rivale della BBC, sta già seguendo questo tipo di politica “inclusiva” e si è preposta di raggiungere almeno un 6% di personale LGBT entro il 2020. Cameron dunque vuole che il servizio pubblico del Regno Unito sia, in questo campo, maggiormente competitivo. È partita così la gara a chi è più gay-friendly.
Si tratta, come è palese, di un autentico esempio di affirmative action, ovvero di discriminazione al contrario: per quale motivo, se non per ideologia e sudditanza nei confronti dei potentati gay, bisogna necessariamente assumere dipendenti omosessuali o transessuali? A parità di bravura tra due candidati verrà dunque privilegiato uno solo perché va a letto con una persona dello stesso sesso o perché si è fatto operare? Ma questa è una follia. E un’ingiustizia grossa quanto una casa. Oltre che un oltraggio all’onestà intellettuale.
Per Cameron questa politica è necessaria per favorire l’uguaglianza e le pari opportunità, punti sui quali il cambiamento è ancora, a suo parere, troppo lento. Il premier ritiene infatti che la tv e la radio non riflettano adeguatamente la società attuale e dunque è urgente favorire la diversità, dandole più spazio sugli schermi.
Non sappiamo cosa guardi Cameron in televisione. Certo è che ormai in tutto il mondo occidentale la “cultura” gay impazza, a scapito della normalità. E infatti, proprio nel Regno Unito, in nome della tolleranza, si perseguita chiunque osi mettere in discussione, seppur pacatamente e con buone ragioni, la lobby LGBT (vedi ad esempio qui, qui e qui).
Mala tempora currunt…