Anche quest’anno il Natale è passato: il tuor de force consumistico, gastronomico e di relazioni sociali che caratterizza questo periodo può dirsi concluso; in attesa, ovviamente, dei festeggiamenti per l’inizio del nuovo anno.
Ma il rischio, in questa corsa che caratterizza sempre più il dicembre di ognuno di noi, è quello di perdere di vista l’essenziale: il Bambinello che nasce, il vero festeggiato, spesso si trova a ricoprire un ruolo di secondo piano, incastrato tra moltitudini di pacchetti, ricette, musichette, parole e pensieri; e anche tra i cattolici diventa quasi un impegno come tanti altri la buona usanza di accostarsi alla confessione nei giorni precedenti al Natale, o il partecipare alla Santa Messa di Natale… e non parliamo poi di riuscire a ricavarsi del tempo per stare in silenzio e potersi così aprire alla preghiera, per prepararsi alla nascita del Salvatore: appare una missione pressoché impossibile, appannaggio quasi esclusivo delle persone “cintura nera” della fede.
Eppure, afferma andando controcorrente il vescovo della diocesi di Springfield, Massachusetts, William Byrne (foto a lato), in una lunga intervista rilasciata al Catholic World Report, «il miglior regalo di Natale è stare in silenzio per un po’ con il Signore».
E anche se il Natale è ormai passato, e magari di silenzio ne abbiamo fatto proprio poco, non è mai troppo tardi, anzi questi giorni vacanzieri ma meno densi di “appuntamenti sociali” possono essere sfruttati in tal senso e diventare, magari, volano per una buona prassi da mantenere nel tempo, da aggiungere alla lista dei “buoni propositi” per il 2023: «Fai in modo», prosegue infatti Byrne, «che [lo stare in silenzio con il Signore, ndR] sia il tuo proposito per il nuovo anno. Metti giù lo smartphone e altre distrazioni e resta in silenzio per un po’ con il Signore. Se puoi farlo davanti al Santissimo Sacramento, sarebbe ancora meglio. C’è così tanto rumore nelle nostre vite, quindi dobbiamo essere intenzionali nel creare tempo e spazio nelle nostre vite per il Signore».
E anche per questo il vescovo di Springfield si è fatto promotore di una particolare devozione all’Eucarestia, anche promuovendo l’adorazione eucaristica nelle parrocchie: «Dobbiamo avere Gesù al centro della nostra vita di fede», prosegue il prelato. «Dobbiamo anche predicare alla nostra gente chi è Gesù, che può essere conosciuto oggi e che il Signore risorto è presente a noi nella sua Chiesa. Il mio piano è lasciare che Gesù sia al comando, lasciare che sia centrale… e vedremo grandi cose».
Un pensiero, questo, che si sposa perfettamente con quanto già affermato anche dal cardinale Robert Sarah nel suo libro del 2017 intitolato La forza del silenzio, laddove sostiene che «i giorni di solitudine, di silenzio e di digiuno, nutriti solo dalla Parola di Dio, permettono all’uomo di basare la propria vita su ciò che è essenziale». Occorre, insomma, decidere di dedicare tempo a Dio piuttosto che all’io, pena il rischio di navigare in balia della corrente del mondo, fagocitati sempre più da un “fuori” che non è in grado di nutrire e abbeverare il nostro “dentro”, la nostra anima. Ma non solo, anche di un “fuori” che rema sempre più contro l’umanità stessa, come Byrne non manca di sottolineare nell’intervista: basti pensare al dilagare dell’aborto, dell’eutanasia, delle droghe (più o meno leggere), di un’educazione sempre meno in mano alle famiglie e sempre più, di contro, in balia dell’ideologia Lgbt e non solo…
Ecco quindi che, accanto al silenzio e alla preghiera, Byrne fornisce altri “consigli spirituali”, altre “armi da combattimento” nella fede adatti a tutti i fedeli: «Raccomando il Rosario, attraverso il quale arriviamo a conoscere Gesù attraverso Sua madre. Raccomando di leggere con attenzione il Vangelo quotidiano, quella che chiamiamo Lectio Divina, che ci permette di avere un’esperienza permanente del Signore risorto che ci parla attraverso la Scrittura. E, se possibile, dovremmo ricevere Gesù nell’Eucaristia durante la Messa quotidiana, poiché ci permette di avere un incontro personale con Gesù».
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