Pubblichiamo, grazie alla gentile concessione dell'editore Solfanelli, un estratto dal libro di Rainer Beckmann
Il Vangelo della fedeltà coniugale. Risposta al cardinale Kasper. Una testimonianza,
di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi.
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Come abbiamo già visto, non si può dare per scontato che i fidanzati possiedano conoscenze sostanziali circa la sacramentalità del matrimonio, la regolazione della fecondità o altri temi di fede che sono importanti per un’unione a vita. Pertanto può darsi che in futuro, al termine di un intensificato periodo di preparazione al matrimonio, il numero di coppie disposte a gettarsi nell’avventura del matrimonio sacramentale sarà significativamente minore rispetto a quanto è accaduto finora. Chi vuole che il suo matrimonio sia un'immagine della fedeltà fra Gesù e la Sua Chiesa si accolla un compito grande e grandioso. Ciò va fatto capire subito alla coppia media di aspiranti al matrimonio. Di certo non è cosa facile per giovani presi dall’euforia dell’innamoramento. Ma senza sincerità, la preparazione al matrimonio non ha senso.
Non sto dicendo che occorra limitare in modo mirato il numero dei matrimoni celebrati oppure ridurre il popolo di Dio a un “piccolo gregge” di particolare “purezza”. Il maggior numero possibile di coppie può e deve sposarsi e iniziare, proseguire e terminare il loro cammino di vita in compagnia di Dio. Ma devono anche esservene i presupposti. Perché si possa parlare di “unione a vita” non bastano il certificato di battesimo, una mattinata nel centro educativo diocesano (ammesso che ce la trascorrano) e mezz’ora di incontro di preparazione al matrimonio con il parroco per pianificare la cerimonia nuziale. Di fronte a un contesto sempre più privo di fede e alle elevate percentuali di “pagani battezzati” presenti nella Chiesa, occorre impartire un orientamento completamente nuovo anche alla preparazione individuale al matrimonio.
Con la celebrazione del matrimonio ha inizio un lungo cammino lungo il quale sorgono tante occasioni per deviare. Pertanto la Chiesa deve impegnarsi in modo sostanzialmente più energico che in passato nell’accompagnamento delle coppie di sposi. Probabilmente i primi anni di un matrimonio cattolico contratto dopo una buona preparazione sono ancora relativamente poco problematici. All’inizio, l’innamoramento rende facili molte cose. Ma con il passare degli anni, dopo che sono nati figli (che possono recare con sé gioia ma anche problemi), che si sono verificati cambiamenti sul piano professionale, che una poco esaltante routine ha preso il posto dell’entusiasmo, diventa sempre più importante rammentarsi dei motivi fondanti del proprio matrimonio e rinnovare l’orientamento cristiano. Purtroppo vi è un gran pericolo che gli stessi sposi si accorgano tardi, e poi forse troppo tardi, di essere finiti su una rotta che porta alla crisi. Pertanto la Chiesa deve rivolgersi attivamente a tutte le coppie che si sono sposate con rito religioso, al più tardi a partire dal quinto anno di matrimonio. In quella fase occorre mettere regolarmente a disposizione un’offerta educativa concreta per rimettere il matrimonio in forma in vista della quotidianità e per rinnovare l’orientamento degli sposi verso il fine comune nella fede. Per i cattolici dev’essere normale “continuare a educarsi” al matrimonio e voler crescere insieme nella fede.
Alcune offerte valide esistono già oggi, ma raggiungono soltanto una piccolissima parte delle coppie di sposi cattolici. Queste mie riflessioni non sono né nuove né originali. I principi in base ai quali la Chiesa deve sostenere le coppie di sposi figurano da molto tempo nel codice di diritto canonico. Secondo il canone 1063, i pastori d’anime «sono tenuti all’obbligo di provvedere che la propria comunità ecclesiastica presti ai fedeli quell’assistenza mediante la quale lo stato matrimoniale perseveri nello spirito cristiano e progredisca in perfezione». Per mezzo della predicazione e della catechesi, i fedeli devono essere «istruiti sul significato del matrimonio cristiano e sul compito dei coniugi e genitori cristiani» (can.1063 § 1; deve esservi una «preparazione personale alla celebrazione del matrimonio per cui gli sposi si dispongono alla santità e ai doveri del loro nuovo stato» (§ 2; ai coniugi va offerto «aiuto perché… osservando e custodendo con fedeltà il patto coniugale, giungano a condurre una vita familiare ogni giorno più santa e più intensa» (§ 4). Ebbene, in base alle esperienze che ho potuto fare nel mio contesto di vita, questi obblighi sono colpevolmente trascurati da decenni dai responsabili della Chiesa.
Nella maggioranza delle regioni d’Europa, la catechesi sul matrimonio e la famiglia deve essere radicalmente rinnovata. Proprio per questo, il punto focale assoluto di ogni futura iniziativa dovrà situarsi in questo ambito. La non trascurabile mancanza di sostanza e di conoscenza della fede non può più essere accettata. Gli insegnanti di religione, i professori, i sacerdoti e i vescovi responsabili della trasmissione della fede, pur alle prese con la critica delle forze “progressiste” o dei mass media, non possono più sottrarsi alla necessaria determinazione nel professarsi cattolici, nonostante debbano fare i conti con le critiche delle forze “progressiste” o dei media. La fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio, risorto, appartiene a una dimensione sconosciuta al mondo secolare. Così, per il “mondo”, anche i sacramenti della Chiesa sono di un’estraneità inaudita. Pertanto non è facile comunicare agli uomini di oggi il sacramento del matrimonio come una decisione di vita vincolante e un’immagine della fedeltà di Dio al Suo popolo, un’immagine dell’amore di Cristo per la Sua Chiesa (cfr. Ef 5:32). Ma una Chiesa che non fosse più disposta a farlo avrebbe fallito la sua missione.