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Il liturgista Grillo oltre Kasper: per i divorziati pieno riconoscimento delle seconde nozze
NEWS 8 Ottobre 2014    

Il liturgista Grillo oltre Kasper: per i divorziati pieno riconoscimento delle seconde nozze

Sandro Magister ha definito Andrea Grillo, docente di teologia sacramentaria al Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma e presso l'Istituto di Liturgia Pastorale di Padova, «il numero uno dei liturgisti italiani», intendendo la figura più rappresentativa dei liturgisti di orientamento “progressista”. Sicuramente lo è per preparazione e profondità di pensiero. Dal 1996 al 2000 ha fatto anche parte della Commissione Cei incaricata di tradurre e adattare il nuovo rito del sacramento del matrimonio.

Per questo fa non poca impressione vedere quali sono le conclusioni a cui arriva, in merito alla questione dei divorziati e risposati, in un suo recente libro pubblicato dalle edizioni Cittadella. Di seguito un estratto da un’intervista rilasciata da Grillo all’agenzia Adista, di cui consigliamo la lettura integrale, proprio per capire dove possa portare, e con consequenzialità, una teologia in cui di fatto Dio ha perso il primato sul mondo.

«… Grillo parte dalle intuizioni espresse nella sua ultima intervista dal card. Carlo Maria Martini, quella in cui l’arcivescovo emerito di Milano parlava dei 200 anni di ritardo accumulati dalla Chiesa nel suo rapporto con la modernità, per poi entrare con decisione nel dibattito suscitato dalla relazione del card. Walter Kasper al Concistoro dello scorso febbraio. La proposta del cardinale tedesco di un percorso penitenziale per i divorziati risposati che possa permettere a queste persone di tornare ad accostarsi ai sacramenti viene analizzata da Grillo, che la accoglie per superarla, suggerendo cioè alla Chiesa, oltre alla riammissione dei divorziati dopo un periodo penitenziale, anche il pieno riconoscimento delle seconde nozze. Proposta coraggiosa, anticipata in qualche modo dal titolo stesso del libro, che richiama il celebre testo del teologo Hans Küng, Infallibile?, in cui ad essere contestato era il dogma dell’infallibilità del papa. Anche qui, in una qualche forma, sempre di dogma si tratta. Non tanto della dottrina dell’indissolubilità, che nella sostanza Grillo accetta e non contesta, quanto del modo con cui essa è stata sinora ostinatamente e “dogmaticamente” declinata, in modo da divenire impermeabile a qualsiasi riformulazione. Perché se la sostanza resta la stessa, i modi con cui essa viene comunicata possono, anzi devono cambiare, in sintonia con i tempi e le necessità storiche. E siccome oggi per le coppie cattoliche non è più possibile continuare a proporre-imporre la teoria classica dell’indissolubilità, o si cercano scappatoie come quella dei processi per nullità o la finzione di una seconda unione vissuta in castità perpetua, oppure si affronta la questione con coraggio».