«Tutto posso in Colui che mi dà la forza». Ed è una forza straordinaria quella che ha concetto lo Spirito Santo a José Fabián Villena Lladosaquando ha salvato l’Eucaristia dalla Cappella dell’adorazione eucaristica perpetua di Catarroja (Valencia). «In nessun momento ho temuto per la mia vita; sapevo che il Signore era con me», quasi a parafrasare il Salmo 23, così ha commentato l’accaduto il laico che prendeva abitualmente parte all’Adorazione perpetua in quella cappella.
A una settimana dalle gravi inondazioni della costa orientale della Spagna che hanno causato più di 200 persone morte e migliaia di persone scomparse e cadaveri non identificati, Fabián ha raccontato il fatto attraverso un video sul canale YouTube El Rosario de las 11 pm. «Siamo saliti pochi secondi prima che l’acqua entrasse, perché ci arrivava fino alla vita con velocità e violenza […]. Lì c’era Nostro Signore, che abbiamo dovuto salvare, anche se in realtà è stato Lui che ci ha salvato», ha raccontato all’inizio della sua testimonianza, che commuove per la dimostrazione di amore e riverenza verso il Corpo di Cristo.
Secondo il suo racconto, sarebbero state le 5.00 del mattino e il tempo a disposizione per portare in salvo l’Eucarestia al massimo 10 minuti. La strada era buia e si sentivano solo urla. All’interno della cappella, in pochi minuti l’acqua ha cominciato a raggiungere il tabernacolo dove si trovava il Santissimo Sacramento. Tuttavia, Fabián non ha perso di vista l’obiettivo: «La cosa più importante era il Signore, doveva essere tirato fuori da lì». Insieme al suo compagno Domingo, un altro laico che si trovava lì, hanno trasferito il tabernacolo in un luogo sicuro, «il povero [Domingo, n.d.r.] ha preso una piccola scossa di elettricità e non sapevamo cosa fare», ha ricordato.
Per Fabián, salvare l’Eucaristia rappresentava una priorità che lo ha portato ad agire rapidamente: «L’acqua arrivò fino alla sagrestia. C’era un piccolo quadro della Rosa Mistica, e sebbene fosse sul pavimento, l’ho messo su un tavolo», ha detto. Fu quello stesso tavolo a essere scelto come appoggio momentaneo per il tabernacolo, così da poter salvare anche «l’immagine di san Giuseppe». Nonostante l’urgenza e i tempi ristretti, hanno cercato di salvare tutto ciò che potevano. «C’erano anche degli armadi con le albi e sono sceso per recuperarne alcune. Non ho avuto il tempo di recuperarne altre; quelli che erano lì hanno gridato “lasciate stare”, ma io sono salito velocemente», ha raccontato.
Con il tabernacolo in mano, Fabián e Domingo si sono diretti verso l’uscita, ma «quando siamo arrivati alla porta, questa era chiusa, ma grazie a Dio non a chiave. L’ho aperta con difficoltà e l’acqua stava già entrando», ha raccontato. Una volta fuori pericolo, hanno collocato il Santissimo Sacramento in una stanza al terzo piano. «Ho preso un tavolo che era sotto in oratorio e l’abbiamo portato di sopra. L’abbiamo messo qui, accanto all’immagine di san Giuseppe, con una piccola candela. […] Il tabernacolo è pesante, ma è stato spostato da due di noi. Il ciborio era pieno di ostie consacrate. Abbiamo recuperato quello che potevamo», ha aggiunto.
«Ero un po’ in ansia e ho detto a Domingo che avevo bisogno di pregare», ha confessato Fabián, condividendo come, in quel momento di angoscia, abbia iniziato a pregare: «All’improvviso ho sentito una grande pace. Ero tranquillo, avevo fatto quello che dovevo fare». Con umiltà, il laico ha concluso la sua testimonianza con una preghiera davanti al Santissimo Sacramento, chiedendo perdono per l’eventuale mancanza di riverenza verso la Presenza reale di Gesù: «Signore, perdona la nostra irriverenza, i colpi che ti abbiamo dato quando siamo saliti tra noi, non ti abbiamo portato come meritavi. Ma tu sai quanto siamo poveri». (Foto: Screenshot El Rosario de las 11 pm – YouTube/Pexels.com)
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