Sin dal giorno successivo al massacro, il governo ha coperto ogni avvenimento e proibito ogni discussione pubblica su quegli eventi. Ma un gruppo di familiari delle vittime, le “Madri di Tiananmen”, ha continuato negli anni a operare affinché non si dimenticasse il sacrificio dei loro cari. Il gruppo chiede sempre le stesse cose: verità sul massacro, imputazione dei colpevoli e risarcimenti per le vittime. Inoltre vuole la rimozione del verdetto ufficiale emesso dal Partito contro i loro figli. Di seguito il testo completo della lettera di quest’anno, firmata dai 131 membri del gruppo ancora vivi. Traduzione in italiano a cura di AsiaNews.
Nel settembre dello scorso anno è morto uno dei membri chiave del gruppo “Madri di Tiananmen”, il signor Jiang Peikun. Dopo la sua morte è arrivata quella della signora Zhang Shuyun, dello Shandong. E nell’aprile di quest’anno è morta per malattia la signora Han Shuxiang di Dalian. Ad oggi, 41 membri del nostro gruppo – composto da familiari delle vittime – sono morti. Il loro ultimo dolore è stato quello di non essere riusciti a vedere vincere la giustizia e punita la colpa!
Dal massacro del 4 giugno 1989 sono passati 27 anni. Per noi, familiari delle vittime, sono stati 27 anni di terrore bianco e soffocamenti.
Per 27 anni abbiamo trattato soltanto con la polizia. Per 27 anni sono stati loro i visitatori più frequenti alle nostre porte. All’inizio di ogni anno, durante l’anniversario della morte del defunto premier Zhao Ziyang, durante i Due Congressi, il Giorno della pulizia delle Tombe (Qing Ming), l’anniversario del 4 giugno, ogni evento nazionale e ogni visita di politici stranieri importanti… in ognuna di queste occasioni veniamo spiati e sorvegliati dalla polizia. Siamo seguiti e persino arrestati, i nostri computer vengono controllati e confiscati. La polizia usa ogni mezzo spregevole: creano storie fasulle, fabbricano fatti, minacciano… Tutto contro di noi. Ognuna di queste azioni, su questo non ci sono dubbi, dissacra le anime di coloro che sono morti il 4 giugno e insulta l’onore di chi è rimasto in vita.
La cosa peggiore di quest’anno è che la polizia ci ha avvertito di “restrizioni” nelle visite alla Professoressa Ding Zilin dal 22 aprile al 4 giugno. Chi vuole andare a trovarla deve chiedere il permesso e può incontrarla soltanto con il permesso dell’Ufficio di pubblica sicurezza di Pechino. Chi va non può essere accompagnato da altri familiari delle vittime.
La Professoressa Ding Zilin ha perso lo scorso anno due familiari: che crudele colpo per una donna di 80 anni. È esausta dal punto di vista fisico e mentale, e il suo stato è preoccupante. L’affetto e l’amicizia fra noi, familiari delle vittime, è stato rinforzato dal sangue dei nostri cari. L’affetto che ci lega è profondo e l’amicizia sincera, superiore persino a quella fra i membri di una stessa famiglia. Ma persino questo affetto semplice ci è stato negato dalla polizia, nella sua detestabile perversità e irragionevolezza.
Per 27 anni abbiamo portato avanti con razionalità i nostri tre appelli: verità, responsabilità e risarcimento. È lo sforzo di vedere una giusta risoluzione agli errori commessi dalla giustizia il 4 giugno. Ma il governo ci ha ignorato, sostenendo che il massacro del 4 giugno – che ha sconvolto il mondo intero – non sia mai avvenuto in Cina e rifiutandosi di rispondere ai nostri appelli. Mentre i nostri connazionali, gradualmente, dimenticano gli eventi.
Dobbiamo informare il mondo che questa è la realtà attuale, che queste sono le condizioni di vita dei familiari delle vittime del 4 giugno!
Come sanno tutti, la tragedia del 4 giugno è nata dall’improvvisa ed enorme mobilitazione dell’esercito, ordinata dal governo, che ha ucciso studenti e cittadini che protestavano in maniera pacifica. È stato un atto senza precedenti nella storia della Cina. Se il governo continua a non affrontare i fatti in buona fede, e non risolve questo problema da una prospettiva anche legale, la Cina allora avrà difficoltà a prevenire queste tragedie in futuro! Le prove dimostrano che dopo la soppressione del 4 giugno l’intera nazione ha iniziato a sperimentare la piaga della corruzione, dai vertici alla base, che a sua volta ha portato alle attuali sfide legate alla lotta alle tangenti.
Un governo che senza alcuno scrupolo macella i propri cittadini, un governo che non sa come rispondere alle richieste del popolo, un governo che dimentica, mistifica e copre la verità della sofferenza storica è un governo che non ha futuro. È un governo che continua a commettere crimini.
La popolazione ha bisogno di poter vivere e poter morire con dignità. Come familiari delle vittime, più di un terzo della nostra vita è passata all’ombra dei nostri cari, che vennero uccisi. Ma viviamo con forza e ottimismo, perché manteniamo stretta la convinzione che sia necessario affrontare le avversità, lavorare duro e perseverare.
In 27 anni abbiamo subito ogni forma di difficoltà, abusi da parte delle autorità e intimidazioni: non ci spaventa più nulla. Siamo convinti che la tragedia del 4 giugno debba inevitabilmente risolversi in maniera giusta e corretta: ne siamo convinti perché dalla nostra parte abbiamo la verità e il sostegno vigoroso di tante persone, giuste e di buon cuore, in tutto il mondo. Usiamo il nostro immenso amore materno per dire in pubblico alle future generazioni: non vi piegate alla forza bruta, affrontate ogni entità malvagia con coraggio, e la giustizia prevarrà!
Il massacro del 4 giugno rimarrà per sempre inciso nella storia del mondo. Nessun potere, non importa quanto grande, potrà cancellarlo.