La frase è rimbalzata su tutti i media e, a seconda delle versioni, recita più o meno così: «Mi ha detto che posso continuare a ricevere la comunione».
A pronunciarsi in tal senso è stato Joe Biden, a margine dell’incontro che ha avuto con papa Francesco lo scorso venerdì 29 ottobre, in Vaticano. Il presidente americano ha anche riferito che il pontefice lo considera «un buon cattolico» e ha precisato che nel corso di questo loro primo colloquio privato non hanno affrontato nello specifico il tema dell’aborto.
Com’era prevedibile, l’affermazione di Biden, che sembra assegnare una precisa linea di pensiero a papa Francesco su un tema di dibattito che da mesi impegna in maniera importante in primis i vescovi americani, ma che ovviamente trova una parte di coinvolgimento anche nei prelati degli altri Paesi e nei fedeli in tutto il mondo, ha scatenato non poche reazioni polemiche da parte di chi sostiene la posizione secondo cui a chi si professa e agisce pubblicamente in favore dell’aborto, che la Chiesa (e lo stesso Francesco) condanna fortemente in quanto omicidio, andrebbe proibito di accostarsi alla Santa Comunione.
Da parte sua, la Sala stampa vaticana non ha rilasciato un commento ufficiale che possa andare a confermare o smentire le parole di Biden, trincerandosi dietro il fatto che si trattava di una «conversazione privata del Papa».
LA RIUNIONE DEI VESCOVI USA
Sia quel che sia, di certo questo episodio è valso a riportare sotto i riflettori un tema molto delicato e controverso, e rispetto al quale è atteso per la seconda metà di novembre, quale frutto principale del meeting a Baltimora della Conferenza episcopale Usa del 15-17 novembre, un documento appunto a firma dei prelati americani dal titolo Il mistero dell’Eucaristia nella vita della Chiesa, che dovrebbe contenere una specifica sezione dedicata alla dignità di ricevere la comunione.
Documento che, è importante ricordarlo, è frutto della posizione convinta di una maggioranza tenace e combattiva, ma non trova l’unanimità dei prelati americani concorde (nella votazione di inizio estate, si erano detti favorevoli alla sua stesura 168 vescovi contro 55, con 6 astenuti) e aveva anche ricevuto uno stop informale anche dal Vaticano nel maggio scorso, con una lettera a firma del cardinale Luis Ladaria, prefetto della Congregazione della dottrina della fede (ne parlavamo qui), che metteva il focus sul tema dell’unità e del dialogo anche tra Paesi differenti.
Tuttavia, a discapito delle pressioni, la “battaglia” sulla cosiddetta “coerenza eucaristica” non è stata abbandonata: in gioco, come hanno più volte ribadito anche gli stessi vescovi, non vi è infatti tanto la politica, come l’accento spesso messo da certi media e commentatori sulla figura di Biden vorrebbe far credere forse per mettere in dubbio l’operato dei prelati americani, bensì questioni dottrinali di fondamentale importanza, che interessano non solo il sacramento che vede il Cristo donarsi agli uomini nel pane e nel vino, bensì anche la considerazione della dignità stessa delle persone umane. Si tratta di tematiche che interessano tutti i cattolici, nessuno escluso, anche se è evidente che chi ricopre un ruolo pubblico, e dunque è investito di precise responsabilità che vanno a ricadere sull’intera collettività, risulta essere implicato in grado maggiore.
IL COMMENTO DI MONSIGNOR PAPROCKI
Interrogato dal National Catholic Register sul tema, Thomas Paprocki, vescovo di Springfield, dottore in diritto canonico e membro del Comitato per gli affari canonici dell’USCCB, ha affermato che il documento ad oggi in preparazione «va davvero alla teologia di fondo dell’Eucaristia» e rimarca in maniera molto forte la Presenza reale di Cristo nella Santa comunione, anche alla luce dell’ignoranza dei fedeli in proposito. Inoltre, una parte del testo «parla anche dell’essere adeguatamente disposti per il sacramento» e viene fatto riferimento all’Enciclica Ecclesia de Eucharistia redatta da papa Giovanni Paolo II nel 2003, nello specifico laddove afferma che «nei casi di comportamenti esteriori gravemente, manifestamente e fermamente contrari alla norma morale, la Chiesa, nella sua sollecitudine pastorale per il buon ordine della comunità e nel rispetto del sacramento, non può non sentirsi direttamente coinvolta».
Tuttavia, specifica ancora Paprocki, «il documento non indica alcun politico per nome o alcun funzionario del governo, e non credo che lo farà» e ha aggiunto che, a titolo personale, chiederà che venga inserita nel testo finale «una citazione dal documento di Aparecida del 2007 di cui l’allora cardinale Jorge Bergoglio, ora papa Francesco, era l’autore principale».
Da ultimo, il vescovo di Springfiel ha posto l’accento su come sia, a suo avviso, corretto leggere il documento sulla comunione in via di pubblicazione: non si tratta tanto, infatti, in chiave “negativa”, di impedire a un certo numero di persone di accostarsi alla Santa comunione, bensì, in positivo, di sollecitare un «risveglio eucaristico», ossia una maggiore consapevolezza rispetto all’importanza del ricevere la comunione e, in parallelo, di favorire l’accostamento al sacramento della confessione, che permette ai fedeli di veder rimessi i propri peccati, soprattutto quelli catalogati come “gravi” o “mortali” che non rendono lecito il ricevere il Corpo di Cristo.
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