Quando ho visto la sua foto ho pensato: “Toh! Massimo, in rotta con Renzi, si è tolto gli occhiali, e si è rifatto una vita nei gesuiti ed essendo bravo l’hanno fatto Preposito”. Il Massimo in questione è D’Alema, mia vecchio compagno di banco al liceo classico Andrea Doria, quando, come dicevamo scherzando, era già iscritto alla segreteria del PCI. Stessi occhi vivaci, pieni di astuzie, stesso sorriso, stesso baffetto vanitoso e ben curato…e anche cose dette– ahimè – mica tanto dissimili.
Il personaggio di cui parliamo è il nuovo generale dei gesuiti, padre Arturo Sosa, già noto alle cronache per aver osservato che al tempo di Gesù non c’erano registratori, quindi non possiamo sapere che cosa ha detto esattamente. Un’affermazione che non cessa di stupirmi per la sua interna logica stringente: dal momento che c’è un tizio che 2000 anni fa non sappiamo che cosa abbia detto con precisione, decido di spendere tutta la mia esistenza in un’associazione creata in suo nome.
Il padre Sosa ha concesso un’intervista a El Mundo, che trovate qui.
In risposta a una domanda sulle donne e la Chiesa, ha detto: “Gesù non ha seguito le norme comuni della donna della sua epoca. Donne lo accompagnarono sempre. La Chiesa non è esistita senza di loro. Per me sono le grandi trasmettitrici della fede. Verrà un momento in cui il loro ruolo si riconoscerà di più. La Chiesa del futuro dovrà avere una gerarchia differente, con ministeri diversi. Mi appello alla creatività femminile affinché entro 30 anni abbiamo comunità cristiane con un’altra struttura. Il Papa ha aperto la porta del diaconato creando una commissione. Poi potranno aprirsi più porte”.
Sul “matrimonio omosessuale” ha detto invece:
“Una cosa è il pensiero pubblico e ufficiale, e altro è ciò che accade nelle comunità. Una cosa è la mia omosessualità, un’altra è il mio compagno omosessuale, che fa parte della mia famiglia, del mio ambiente. Nella vita religiosa ci sono omosessuali e non sono perseguitati, fanno parte della comunità. Il sacramento (del matrimonio. N.D.R.) è un altro tema, una cosa è riconoscere lo statuto civile perché non ci siano discriminazione e un’altra è l’aspetto teologico. I sacramenti non nascono così.
Infine c’era una domanda sulla relazione fra male e satana: gli si chiedeva se “crede che il male è un prodotto della psicologia umana o proviene da un’entità superiore”.
“Dal mio punto di vista, il male fa parte del ministero della libertà. Se l’esere umano è libero, può scegliere fra il bene e il male. Noi cristiani crediamo di essere fatti a immagine a somiglianza di Dio, per cui Dio è libero, ma Dio sceglie sempre di fare il bene perché è tutto bontà. Abbiamo creato figure simboliche, come il diavolo, per esprimere il male. I condizionamenti sociali anche rappresentano questa figura, ci sono persone che agiscono così perché c’è un ambiente dove è molto difficile fare il contrario”.
Non voglio pensare che cosa avrebbe detto Sant’Ignazio, con quello che aveva scritto – e lungamente – nel discernimento degli Spiriti, chiamandolo il Maligno, Satana, il “nemico dell’umana natura”, e riconoscendogli un’identità precisa, e una volontà di nuocere. Per esempio: “Come il capitano di un esercito, dopo avere piantato la tenda di comando e osservato le postazioni o la posizione di un castello, lo attacca dalla parte più̀ debole, così il nemico della natura umana, circondandoci, esamina tutte le nostre virtù̀ e ci attacca dove ci trova più̀ deboli”.
Alla Chiesa del Gesù, a Roma, quartier generale della Compagnia, si praticavano fino a poco tempo fa, e probabilmente si praticano ancora, esorcismi e preghiere di liberazione.
Padre Sosa è uno dei consiglieri del Pontefice.