Pubblichiamo di seguito alcuni stralci dell’omelia pronunciata dal cardinale Angelo Bagnasco nella Chiesa della Porziuncola ad Assisi nella S. Messa del “Perdono di Assisi” il giorno 02-08-2022 (fonte: Chiesa di Genova)
[…] Il perdono – come sappiamo – è un iper-dono, cioè un dono straordinario da chiedere in ginocchio a Dio; un dono da invocare, per cui ringraziare, da custodire con la grazia dello Spirito. Ma l’uomo moderno sente ancora il bisogno di essere perdonato? Di essere salvato? E da che cosa? Oppure ha perso questa sensibilità, pensando di salvarsi con le proprie mani, di essere lui la misura del bene e del male?
Il secolarismo diffuso, da cui nessuno è immune e dal quale tutti dobbiamo guardaci poiché non c’è baluardo materiale che possa fermarlo, spinge l’uomo a vivere senza Dio: non predica la morte di Dio, ma una vita senza Dio. Il secolarismo tollera la fede, ma predica un Vangelo senza fede, umanitario e filantropico, e annuncia un orizzonte terrestre da godere oggi poiché il domani è incerto. In questa visione, non c’è posto per il perdono, per la grazia della rigenerazione dalle macerie del male morale. Tutto è riferito all’uomo, ai suoi impulsi, ai suoi bisogni da soddisfare, ai suoi desideri considerati diritti.
Cari Amici, da questa volontà di potenza tutti possiamo essere inquinati, abili come siamo a giustificare ogni scelta, inclini a mascherare con ragioni nobili anche cose riprovevoli come nei confronti della vita, della famiglia e della società. Il pensiero unico dice di volerci liberare da tabù religiosi, ma in realtà ci isola dagli altri, da noi stessi. Siamo così più deboli ed esposti al potere di pochi, che tirano i fili planetari per scopi di potere e di profitto.
A volte gli uomini non cercano di essere perdonati, ma discolpati, in un gioco di auto giustificazioni che non tendono alla verità che libera, ma alla discolpa che tranquillizza senza convertire, senza portare verso quell’altezza che non possiamo costruire con le nostre mani, ma solo raggiungere col cuore.
Quali sono le ali della libertà che il perdono di Dio dischiude all’anima contrita? Quale vita irrompe, quale gioia nuova? Vengono in mente le severe parole di Nietzsche: “Migliori canzoni dovrebbero cantarmi, per insegnarmi a credere nel loro Salvatore; più redenti dovrebbero apparirmi i suoi discepoli” (Così parlò Zarathustra, parte seconda). Non dobbiamo dimenticare che il cristiano non è un brav’uomo, ma è un uomo redento! Egli è nel mondo ma appartiene ad un altro mondo, quello di Cristo, per questo dev’essere segno della differenza cristiana; deve lasciar trasparire il volto di Gesù, deve portare agli uomini non le proprie idee, ma la Parola di Dio, non predicare le piccole soddisfazioni umane ma la gioia vera, quella eterna, il per sempre e il tutto di Dio. E’ questa la letizia del cuore e la pace dell’anima. Il credente è consapevole della propria miseria, ma confida nell’amore e nel perdono del Dio fedele.
Non è forse questo l’esempio di Maria? Ella si affida al mistero grande, all’ ombrosa luce che l’avvolge e le chiede di abbandonarsi. Non è forse questa la vita del cristiano? […]
L’obbedienza di Maria è la misura della sua fede: ella si affida al mistero di Dio perché si fida di Dio, e questo le basta. Ritorna la voce di Gesù: “Voi siete miei amici se obbedite alle mie parole”. E’ questa la via regale della libertà, le ali che portano in alto per camminare sui monti e attraversare i mari dell’esistenza; è questa la porta del cielo. Dio non solo esiste, e la fede non è solo credere che Dio c’è, anche i demoni lo credono. Egli ci ha anche rivelato il nostro destino e ci ha detto come raggiungerlo. Dio quindi non solo c’è, ma anche c’entra con noi: ci parla, ci dice chi siamo, ci indica la meta e come arrivarci: ci accompagna. Possiamo attenderci di più dal suo cuore di Padre? Per questo possiamo fidarci e affidarci alla sua parola, ai suoi comandamenti, ai suoi esempi: solo Lui è veramente affidabile perché ci ha creati e redenti a caro prezzo.
Nessuno riesce a volersi bene come Lui ci ama: a volte noi siamo addirittura i peggiori nemici di noi stessi. Anche la nostra coscienza morale, oggi tanto invocata, può essere inquinata dal pensare e dall’agire comune, e quindi può ingannarci. Si sente dire che il Cristianesimo è la religione dei “no”, in realtà è la religione del grande “sì” all’ amore e alla bellezza. L’etica cattolica non è la morale del servo, ma del figlio: del figlio che è accompagnato dal Padre perché non sbagli la via della vita e del Paradiso. […]
*Cardinale, arcivescovo emerito di Genova
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