La questione è nella mente e sulla bocca di tutti: anche se stiamo vivendo giornate che hanno ancora poco di autunnale, con temperature che si mantengono miti, è chiaro a tutti che il freddo non tarderà a farsi sentire… e con esso il rischio di razionamenti di gas ed elettricità ma anzitutto il cosiddetto “caro-bollette”.
La spesa annuale in più per una famiglia media è importante, con stime che si aggirano tra i 2.000 e i 3.000 euro in più, anche se ovviamente i conti reali saranno possibili solamente a posteriori. Una spesa, questa, che peraltro va a sommarsi a quella in aumento per il carrello della spesa, o per la benzina, o di molti altri articoli al dettaglio e che vede già milioni di italiani in affanno: secondo una ricerca commissionata da Facile.it, negli ultimi nove mesi sono stati 4,7 milioni gli italiani che hanno saltato il pagamento di una o più bollette di luce o gas. E l’inverno deve ancora iniziare…
Ma a essere in affanno per le bollette non sono solamente i nuclei familiari, la questione riguarda tutti i livelli della società, dalle grandi industrie al piccolo barbiere di paese, dai centri commerciali all’edicolante. E naturalmente a essere colpite sono anche le parrocchie. Parrocchie che fino ad oggi in molti casi riuscivano a pagare le bollette di chiesa e oratorio con le offerte dei fedeli, ma che soprattutto in vista del prossimo inverno dovranno correre ai ripari. E, anzi, c’è chi ha già iniziato a “fare mosina”, con iniziative via via diverse ma con la stessa finalità: accendere i riflettori (metaforicamente, visto il costo…) su una questione che non può essere trascurata e che il Fondo di solidarietà da 10 milioni di euro stanziato a fine settembre dalla Conferenza episcopale italiana a sostegno delle diocesi per mettere in atto un efficientamento energetico e di riduzione dei consumi ha di certo in parte mitigato nella sua portata, ma non annullato alla radice.
CAMPANE SPENTE E MESSE AL FREDDO
In Sardegna, per esempio, la parrocchia di San Vero Milis (Oristano), con il parroco don Ignazio Serra, ha deciso di interrompere – dopo 6 anni – l’illuminazione del campanile di Santa Sofia, il più alto della diocesi, ben 40 metri.
E, sempre in tema di campanili, diverse sono le parrocchie che hanno deciso di “spegnere” le campane, ormai tutte azionate da meccanismi elettrici energivori. Una scelta che di certo farà felice la compagine dello Uaar (Unione atei agnostici razionalisti), che da anni insiste sull’«inquinamento acustico» delle stesse, ma che – anche solo simbolicamente – ha una portata epocale: laddove non ha potuto altro, nel silenziare il richiamo alla pratica religiosa, hanno potuto le bollette.
Ma le soluzioni contro il caro-bollette non si fermano qui.
A Legnano, nel milanese, dove il parroco don Stefano Valsecchi nei primi otto mesi del 2022 ha registrato un aumento di spesa per le bollette pari al 116%, la scelta è stata quella di spostare le Messe feriali dalla chiesa a una cappella più piccola dell’oratorio e, in chiesa, di installare luci a led con sensore di movimento, che si accendono solamente nel momento in cui qualche fedele accede al luogo di culto. Ma «non voglio che passi l’idea che la parrocchia del SS. Redentore è in smobilitazione, perché non è così», ci ha tenuto a precisare don Valsecchi.
A Sondrio, invece, don Christian Bricola è arrivato a una conclusione più drastica: le Messe verranno dette al freddo; niente riscaldamento acceso nelle sue chiese: hanno tutte impianti che consumano moltissimo, a fronte di una resa minima in termini di rialzo della temperatura. Meglio quindi tenerli spenti.
E 400 km più a ovest, in provincia di Cuneo, la scelta verso cui si sta andando è addirittura quella di concentrare le Sante Messe in un unico luogo, ipoteticamente la basilica cittadina, per tenere chiuse le altre chiese. E altri sono i luoghi dove si sta meditando di ridurre il numero delle celebrazioni, feriali ma non solo.
MA LA VERA EMERGENZA È QUELLA DI FEDE
Insomma, i parroci nostrani, soprattutto nel centro-nord Italia, si stanno muovendo in vario modo, ognuno calibrando la propria scelta in base alla situazione specifica della parrocchia, o delle parrocchie, loro affidate.
Sia come sia, il dato certo e comune a tutte le latitudini è che a frequentare le chiese sono in media persone avanti con l’età, mentre ad abitare gli oratori sono i (pochi) bambini della catechesi: entrambe categorie che non possono essere lasciate di certo a partire il freddo, per quanto di piumino e calzini di lana si possano indossare.
Ecco, quindi, che un rischio si cela dietro l’angolo, anche in questo caso trasportato sull’onda dell’emergenza, seppure di altro segno rispetto al recente passato: quello che qualche mese fa era un invito a stare a casa per via della pandemia Covid-19 rivolto ai “più deboli”, anziani in primis, rischia di tornare attuale per ovviare ai rischi di un colpo di freddo preso in chiesa o in oratorio.
Quanto si paventa è insomma il vecchio che ritorna: chiese vuote e Messe in diretta streaming. E così monta sempre più un’altra emergenza, che a ben vedere è alla base di tutte le altre: un’emergenza di fede. Ché se le chiese fossero piene di fedeli da scoppiare, come qualche anno fa si poteva ancora vedere accadere nella notte di Pasqua e di Natale, non ci sarebbe alcun problema di riscaldamento. Anzi, ci sarebbe immancabile chi sviene… dal troppo caldo.
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