Il Cardinale Gerhard Muller esorta gli elettori cattolici statunitensi a «testare gli spiriti per vedere se sono di Dio» mentre si preparano alle elezioni del 3 novembre.
In un’intervista esclusiva del 22 settembre al National Catholic Register, il prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede risponde alla domande di Edward Pentin e dice di non approvare esplicitamente alcun candidato, ma è chiaro che qualsiasi politico cattolico che promuova attivamente l’aborto e l’eutanasia «non è idoneo per l’elezione». Parlando della responsabilità di qualsiasi cittadino in uno stato pluralistico, il cardinale tedesco ha detto: «Non sostengo un candidato perché è cattolico, ma perché ha la giusta comprensione della vita e dei diritti umani. È meglio votare per un buon protestante che per un cattivo cattolico. Dobbiamo giudicare in base a ciò che stanno facendo, non solo alle loro parole… ma ai frutti». Di seguito proponiamo una nostra traduzione di alcune parti della intervista del cardinale a Pentin.
Vostra Eminenza, quali sono le sue opinioni generali come osservatore delle prossime elezioni presidenziali degli Stati Uniti?
«Gli Stati Uniti sono il paese leader in Occidente. Rappresentano la democrazia e lo Stato di diritto in contrasto con tutti gli Stati in cui i diritti umani sono calpestati da un governo dittatoriale o da un’oligarchia ideologica. Se tutti gli americani si atterranno alla loro Costituzione e se i milioni di cristiani e religiosi daranno un esempio di rispetto e di carità per i loro concittadini, allora l’America potrà adempiere al suo compito politico nello scenario internazionale ed orientare la sua vita interiore verso il bene comune».
Date le opinioni di Joe Biden sull’aborto, sul “matrimonio” omosessuale e le tendenze socialiste generali, può un cattolico votare in buona coscienza per qualcuno come l’ex vicepresidente?
«Solo Dio ha il diritto di giudicare una persona. Ma un’elezione democratica riguarda anche la misurazione delle proposte dei candidati in base alle loro conseguenze. Infatti, dai i loro frutti riconoscerete i falsi profeti (Matteo 7:16). I politici cattolici sono obbligati a fare tutto il possibile per garantire che la vita del nascituro sia protetta dalla legge. Chiunque promuova attivamente la legalizzazione dell’aborto e dell’eutanasia non ha diritto all’elezione come persona cattolica, anche se in altro modo potrebbe fare del bene».
Può un cattolico votare in buona coscienza per il presidente Donald Trump, date le sue opinioni controverse sull’immigrazione, la pena di morte, la sua vita personale passata immorale?
«Ogni essere umano deve ora rispondere nella sua coscienza, e più tardi davanti al giudizio di Dio, per tutti i suoi pensieri, parole, azioni e omissioni. Purtroppo, coloro che sono discordi rispetto al mainstream non sono più combattuti con argomenti, ma attaccati personalmente. È ovvio che gli oppositori ideologici di Trump lo accusano proprio di quelle cose di cui sono loro stessi colpevoli. Hanno la stampa mondiale nelle loro mani. Le cause della migrazione di massa devono essere affrontate nei paesi d’origine aiutandoli a vivere dignitosamente nel proprio paese e nella loro cultura. Negli Stati Uniti, la pena di morte è una questione diversa per ogni singolo Stato, ma resta una punizione barbara. Non dovrebbe più essere eseguita per motivi morali. Ma chi si oppone alla pena di morte dovrebbe prima combattere contro le brutali ingiustizie che si verificano nei paesi islamici e comunisti».
Darebbe la Santa Comunione a un politico come Joe Biden?
«Non ci dovrebbe essere dibattito pubblico sull’accesso alla Comunione. Ma il suo parroco e il suo vescovo, responsabili della sua eterna salvezza, devono dire chiaramente a lui e ad altri cattolici pro-abortisti che l’uccisione di un essere umano nel grembo materno è un grave peccato e che legalizzare l’aborto significa partecipare a un “crimine spregevole” (Gaudium et spes 51; cf. 27). Così dice il magistero della Chiesa nel Concilio Vaticano II e, ancora oggi, papa Francesco».
Che cosa direbbe a quei vescovi e sacerdoti degli Stati Uniti che hanno appoggiato, o almeno parlato relativamente favorevolmente, di uno dei due candidati alla presidenza?
«Vescovi e sacerdoti non devono mettere le loro preferenze politiche al di sopra del loro servizio alla salvezza eterna. Dovrebbero usare la loro influenza per formare le coscienze dei fedeli, in modo che i cristiani, anche nelle questioni del bene comune, prendano le loro decisioni secondo la legge morale naturale e le istruzioni di Cristo. In uno stato democratico, i pastori della Chiesa non possono dire ai fedeli chi eleggere, ma solo se un candidato o un partito è contrario ai requisiti essenziali della legge morale naturale.
Papa Giovanni Paolo II ha parlato della lotta tra la cultura della vita e la cultura della morte. Sei pro-vita o pro-morte? Questa è la domanda ora».
I vescovi vaticani e statunitensi dovrebbero essere più chiari, secondo lei, su chi i fedeli dovrebbero votare?
«Il Papa e i vescovi non dovrebbero essere espliciti nell’indicare dei nomi, ma sono tenuti a testimoniare il primato (la priorità) del bene comune sulla lotta per il potere. La morale è al di sopra della politica, anzi è la misura con cui la politica deve essere giudicata. La Chiesa cattolica non deve solo esigere la libertà di religione, ma deve anche assumersi il compito di pretendere e promuovere che alla politica venga data una base morale».
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