Il Cammino sinodale tedesco sta intraprendendo la strada sbagliata sull’interpretazione che vorrebbe dare al ruolo dei vescovi, ma anche sul tema dell’evangelizzazione e della democrazia in seno alla Chiesa.
A sostenere questa posizione non un conservatore, bensì un quasi insospettabile cardinale Walter Kasper. “Quasi”, perché in realtà il prelato si era sbilanciato dichiarando il Sinodo caratterizzato da un «difetto di nascita» e alla fine di settembre, durante una conferenza svoltasi ad Augusta, si era esposto sul tema “Il potere e la separazione dei poteri nella Chiesa”, dicendosi critico rispetto al testo proposto ufficialmente dal Forum sinodale, nel quale «c’è molto di corretto, ma anche molto di ipotetico» e invece andando ad appoggiare la versione alternativa lanciata dal vescovo di Ratisbona Rudolf Voderholzer sul sito “Contributi sinodali” creato per dare voce al manipolo di resistenti che stanno combattendo per fare in modo che nella terra che fu di Lutero prevalga l’attaccamento alla Santa Sede di Roma e al Magistero di sempre. E “insospettabile” perché il cardinal Kasper ha solitamente occupato le colonne dei giornali per esprimere posizioni non esattamente in spirito “conservatore”, come per esempio sul tema dell’intercomunione cattolici-protestanti, così come sulla questione della comunione ai divorziati risposati, o sul tema delle “diaconesse”, o ancora sul mondo Lgbt, con la triste affermazione del 2015 secondo la quale «Gay si nasce» o una velata apertura ai cosiddetti “matrimoni gay”.
Ma tant’è, il Sinodo tedesco, o almeno alcune parti di esso, stanno dando evidentemente dei grattacapi anche al Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, nonché della Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo, che appunto già a settembre era arrivato a domandarsi «se tutto questo sia ancora tutto cattolico».
Le sue ultime perplessità, già richiamate in apertura, sono emerse durante un incontro online al “Gruppo di lavoro sull’antropologia cristiana” svoltosi lo scorso 7 novembre, con oltre 400 partecipanti collegati.
In tale contesto, riporta la Cna Deutsch, il prelato ha innanzitutto chiarito la questione del ruolo dei vescovi, inerente appunto al tema dei poteri interni alla Chiesa, richiamando il monito paolino rispetto al ruolo di ognuno e all’interdipendenza reciproca: «Tutti i battezzati partecipano all’unica missione della Chiesa, ma ogni membro secondo il suo dono spirituale, la sua chiamata e la sua missione. C’è dunque un’uguaglianza dello spirito, ma un’uguaglianza nella molteplicità dei doni spirituali, delle vocazioni e delle missioni». Come dire: nessuno viene scartato – e qui Kasper ha che anche la partecipazione delle donne è doverosa, a quanto riporta la nostra fonte lasciando la questione non meglio specificata -, ma non è neanche corretto che “tutti facciano tutto”, perché ogni membro del corpo mistico che è la Chiesa ha una propria specifica missione.
Kasper ha quindi proseguito affondando sul ruolo dei vescovi: «Gesù manda gli apostoli che si è scelto. Devono predicare il Vangelo a tutti, e lui promette allo Spirito Santo di farlo. Questa trasmissione dura fino alla fine del mondo. I vescovi di oggi non sono nuovi apostoli, esercitano un ufficio apostolico come successori». Vescovi che sono chiamati a osservare, testimoniare e predicare il Vangelo così come Cristo lo ha lasciato in eredità: il che non è quindi solo un “compito”, o un “lavoro”, bensì un una missione apostolica che, in virtù dell’ordinazione episcopale, «occupa tutta la persona». Ed è a questo punto del discorso che Kasper muove una dura critica al Cammino Sinodale, reo di aver messo «da parte l’invito di papa Francesco a partire dalla missione fondamentale dell’evangelizzazione e così di fatto mettere in primo piano i criteri subordinati». Tanto che è arrivato a sviscerare l’ufficio del vescovo «nella sua essenza», rendendolo «poco più che un presidente di un consiglio di sorveglianza che viene eletto temporaneamente e può essere estromesso in qualsiasi momento».
A seguire, Kasper si è intrattenuto sull’annoso tema della democrazia all’interno della Chiesa, che si protrae strisciante fin dal Concilio Vaticano II. Il Sinodo, si è chiesto il prelato, «vuole far sentire a casa la Chiesa nella democrazia o, al contrario, la democrazia nella Chiesa?». L’argomentazione proposta presenta un aspetto interessante: la dichiarazione per cui serve un ordine nell’agire, e un ordine che deve mettere sempre e necessariamente sopra a tutto l’ascolto di Dio e la Sua volontà.
Di certo, ha quindi concluso Kasper, «un Sinodo non dovrebbe votare contro e schiacciare una minoranza senza un serio scambio di argomenti, come è successo nell’ultima sessione del Cammino sinodale. Il Cammino sinodale si è così fatto una farsa di Sinodo».
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