di Marco Tosatti
L’intervistatore ha chiesto se fosse reale l’impressione di forti tensioni fra i partecipanti al Sinodo.
“Il cardinale Kasper ha presentato un’ipotesi per aiutare le persone che vivono un legame che secondo la Chiesa non è sacramentale – ha risposto Müller -. Siamo tutti unanimi sul fatto di volere aiutare i nostri fratelli e sorelle coinvolti in questa situazione. Ma come? La dottrina della Chiesa non è una teoria, essa riposa sulla fedeltà alla parola di Dio. Il matrimonio fra due battezzati è un sacramento effettivo, una realtà oggettiva. Dissolvere un patrimonio sacramentale con tutti i suoi attributi costituivi di libertà, di indissolubilità, di fedeltà e di fecondità è impossibile. Come prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede devo presentare la dottrina della Chiesa. La Chiesa non può cambiare la sacramentalità dei matrimoni: si promette di essere fedeli fino alla morte”.
Secondo Müller l’obiettivo principale del Sinodo non è quello di discutere il problema dei divorziati risposati, ma di riaffermare il ruolo del matrimonio come fondamento della società civile e della comunità della Chiesa. “E’ grande il rischio di concentrarsi su questa questione particolare dimenticando l’essenziale”. “Non si tratta di dire quello che vorremmo, ciascuno nella sua situazione particolare…fare dei compromessi sarebbe più facile per noi, ma il buon rimedio è quello che permette di vedere la situazione con verità e di superare la situazione che ha reso possibile l’incidente. Non è possibile adattare la dottrina della Chiesa ai nostri Paesi secolarizzati, a meno di accettare un cristianesimo superficiale”.
Questa la definizione di cristianesimo superficiale: “In un buon numero di Paesi d’Europa, i cristiani sono dei battezzati non credenti e non praticanti. Non accettano la sostanza del cristianesimo, il cui effetto è di produrre un cambiamento nel pensiero e nel comportamento: una conversione…basta guardare la percentuale di battezzati non cresimati o la moltiplicazione degli aborti per vedere che l’esistenza di un cristianesimo superficiale è una realtà”.