I Radicali, si sa, non si fermano davanti a nulla. Non si fermano se sbattono la testa contro la realtà, figuriamoci se si fermano di fronte all’evidenza. Partiamo dalla notizia. Solo lo 0,4 % degli italiani ha depositato le Disposizioni Anticipate di Trattamento. Un risultato che definire magro è un complimento per una legge che ha compiuto cinque anni esatti ieri e che veniva presentata come indispensabile per garantire al cittadino la libertà intesa come autodeterminazione anche di poter avere “morte dignitosa”. Solo 185.500 cittadini su oltre 47 milioni ci hanno creduto, a tracciare il bilancio è l’Associazione Coscioni, costola del partito Radicale che da anni si batte per l’introduzione dell’eutanasia nel nostro Paese.
La delusione evidentemente nasce dal fatto che la campagna per l’introduzione della legge sulle Dat è stata massiccia come poche e giocata sulla pelle di Fabiano Antoniani, noto come Dj Fabo. Rimasto tetraplegico dopo un incidente, accompagnato dalla fidanzata Valeria, Fabo si rivolge ai Radicali per essere aiutato a morire. Era il testimonial ideale, giovane, sofferente, con una storia molto pop e disponibile a lasciarsi intervistare dalle Iene, in una puntata che farà uno share altissimo e che si concluderà con un appello al Capo dello Stato Mattarella.
C’era tutto: l’emotività, il caso toccante, la fidanzata amorevole, era la storia perfetta e per mesi e mesi è infatti stata cavalcata. Nel 2017, come da copione, Marco Cappato, l’uomo sempre presente quando si cerca la morte, lo accompagna in Svizzera dove si toglierà la vita. La campagna è pervasiva, i Radicali hanno dalla loro la cultura, i media, gran parte della politica, vip, social media e sebbene la strada per la legge sull’eutanasia, il loro vero obiettivo, sia ancora lunga, riescono ad ottenere la legge sulle Disposizioni Anticipate di Trattamento che consente l’interruzione di trattamenti vitali.
Ora devono prendere atto che non interessa quasi a nessuno. Ma non si arrendono, secondo l’Associazione Coscioni infatti, come scrivono in una nota, il motivo della mancata diffusione delle Dat è causata dall’ignoranza della popolazione circa il testo in questione e così chiedono un incontro al Ministro della Salute Schillaci. Non solo. Decidono di diffondere un video, un cartone animato, in cui una bambina, dopo la morte del suo gatto, si rivolge al nonno dicendo: «Nonno, tu pensi di morire?». Lo chiederà perché sa che sentirà la nostalgia? Perché ha paura del pensiero della morte? Certo che no, per suggerire al nonno di pensare per tempo al suo trapasso altrimenti, al momento cruciale, potrebbe addirittura capitare che debbano essere le persone “che lo amano tanto” a sorbirsi il peso “doverci pensare”. Un atto di altruismo insomma. Chissà se davvero pensano di convincere qualcuno con questa promo…
«Ancora una volta ci sostituiamo allo stato per realizzare una campagna di informazione», scrivono. In realtà ancora una volta cercano di sostituirsi a Dio, solo che a questo giro dovranno dovranno prendere atto del fatto che non hanno avuto una gran presa, che darsi la morte non ha tutto questo fascino, che per molti italiani la vita è ancora sacra. Che piaccia o no. (Foto: Imagoeconomica)
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