Non è vero che l’aborto è un affare solo delle donne. No, riguarda tutti gli uomini perché ad essere calpestato è l’uomo. E calpestato, non solo metaforicamente questa volta, è stato anche un bambino, seppure di lattice. L’immagine di un bambolotto schiacciato dai piedi di una giovanissima militante del fronte pro aborto argentino sta facendo il giro del mondo e indignare la rete. Ma sta anche mostrando chiaramente che la volontà recondita e ormai neanche tanto più implicita degli abortisti è quella di uccidere bambini, non di salvare la vita delle donne. Se così fosse qualcuno avrebbe dovuto prendere le distanze da un gesto compiuto da una ragazzina alla quale i genitori, probabilmente invasati dal demone dell’aborto libero, non hanno saputo insegnare la più elementare delle verità: anche lei un giorno era stata delle dimensioni e delle fattezze di quel piccolo bambolotto di lattice messo con spezzo del buonsenso sotto i suoi piedi.
La fotografia è stata scattata in Argentina durante una marcia a favore della depenalizzazione dell’aborto, battaglia che il fronte pro aborto argentino sta conducendo in vista dell’approvazione di una legge federale e che con iniziative come quella svolta alcuni giorni fa a Buenos Aires rialza la testa dopo la bocciatura del Senato nello scorso 2018.
L’immagine, scattata durante il “pañuelazo” del 19 febbraio scorso, dal nome del fazzoletto verde (pañuelo) con il quale la Campagna nazionale per il diritto all’aborto si distingue da quello azzurro utilizzato dal fronte pro vida, raffigura una ragazzina poco più che bambina che calpesta il bambolotto. Perché? Per dire che l’aborto è il diritto di poter disporre della vita degli esseri umani. Povera bambina, non sa, perché nessuno gliel’ha spiegato, che questo presunto diritto si chiama arbitrio e che la libertà che va declamando non passa dalla soppressione degli esseri umani. Ovviamente la foto ha fatto il giro dei social ed è stata commentata negativamente anche in Europa, tanto che la mamma della giovanissima attivista è stata costretta a ritirarla dalla sua pagina Instagram dopo la marea di accuse e critiche ricevute: dall’incapacità di educare la propria figlia all’indottrinamento fino all’istigazione all’odio.
Intanto però, pur nell’abisso di vuoto educativo che cela questa poco più che bambina, una cosa è uscita allo scoperto: chi si batte per l’aborto, a tutti i livelli, in tutti i settori e con tutti i mezzi, più o meno choccanti, più o meno legali o emotivi, non ha ancora ben chiaro dove cominci il bene e dove si collochi inesorabilmente quel male che sta divorando, senza accorgersene, anche la loro coscienza.
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