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I Francescani di Terrasanta entrano nel sepolcro che fu di Gesù dopo più di due secoli
NEWS 2 Novembre 2016    

I Francescani di Terrasanta entrano nel sepolcro che fu di Gesù dopo più di due secoli

Mercoledì 26 Ottobre, nell'aria si percepisce un'attesa febbrile. Dal 14 Ottobre, era cosa nota, che in quella giornata e nella successiva, l'Edicola nella Basilica del Santo Sepolcro sarebbe stata chiusa per lavori. Si era appena saputo che le Autorità delle Chiese, custodi del Luogo Santo, erano invitate ad assistere all'apertura del letto funebre.

L'Edicola è composta da due parti. La Cappella dell'Angelo, al cui centro troneggia un piccolo altare-reliquiario della pietra che chiudeva la tomba e la tomba stessa, con un letto funebre, ovvero, una lastra di marmo che copre il luogo sotto il quale si trovano i resti del letto funebre di Gesù.

Gli invitati hanno visitato il luogo. Per primo, il Patriarca ortodosso Théophilos III, accompagnato da una piccola delegazione di religiosi e scienziati. In rappresentanza del Padre Custode, fuori Paese, erano presenti Fra Dobromir Jasztal, Vicario Custodiale, Fra David Grenier, Segretario di Terra Santa, altri tre frati tra cui Padre Eugenio Alliata, Archeologo dello Studium Biblicum Franciscanum. Sempre per la Custodia, l’Architetto Osama Hamdam membro della Commissione scientifica del progetto. Una piccola delegazione di Armeni, guidata dal Vescovo Sévan, oltre ai Copti del Santo Sepolcro.

L'avvenimento è importante per tutti: è la prima volta che dal 1810 questa lastra viene spostata. La volta precedente accadde nel 1555 sotto la guida del Custode Bonifacio di Ragusa, quado anch'egli fu autorizzato a eseguire dei lavori all'Edicola, perché all’epoca – come oggi – mostrava i segni d’usura provocati dal passare del tempo.

L'accesso all'Edicola era stato chiuso dalle 14,00 del pomeriggio, ma l'apertura alle Autorità era prevista per le 18,00, orario del Santo Sepolcro (ore 19,00 legali, dato che nella Basilica non vi è cambio d'orario tra inverno ed estate, dove il tempo è rimasto al XIX secolo).

L'avvenimento, svolto a porte chiuse sotto gli obiettivi di molte macchine fotografiche e le video-camere del famosissimo National Geographic che ha coperto l’evento in esclusiva. Questo spiega la mancanza di foto (per il momento…). Sui volti delle persone presenti si può leggere l’espressione di curiosa ed emozionante attesa.
Nella tomba, gli operai si attivano. Durante il pomeriggio hanno lavorato per staccare la lastra di marmo, bisogna soltanto spostarla, orizzontalmente, per una ventina di centimetri.

La Professoressa Antonia Moropoulo, Direttrice del progetto di restauro, accoglie nella Cappella dell'Angelo il Patriarca greco Théophilos, Fra Dobromir Jazstal e Mons. Sévan. Muniti di caschi da cantiere, viene loro spiegato ciò che vedranno: … della sabbia! Infatti si tratta di terra posta per impedire che la lastra di marmo si rompa in caso fosse sottoposta a contrazioni troppo forti.
Gli uni dopo gli altri, i dignitari entrano nella Tomba uscendone commossi, nonostante non abbiano visto nulla del letto funebre di Gesù. Sanno però di aver partecipato a un momento storico ed è evidente che il Luogo Santo, in questo giorno più che mai, esercita il suo forte potere di attrazione e di emozione.

In verità, all'indomani, tutti (o quasi) sono ritornati per conto loro. Nella notte, gli operai hanno tolto la sabbia e gli scienziati hanno eseguito i rilievi. Giovedì 27, in mattinata, il National Geographic ha pubblicato il video delle immagini riprese il giorno prima.
Nei cortili del Convento di San Salvatore, i pochi frati che hanno potuto recarsi alla Tomba condividono le loro impressioni. Altri hanno deciso di tentare la fortuna il giovedì e, infatti, alcuni sono entrati e han potuto vedere. E questa volta non è solo sabbia! La lastra di marmo è stata risistemata quasi completamente. La sabbia è stata tolta ed è apparsa un'altra lastra di marmo grigio, spaccata. È lunga come quella che la ricopre, ma larga solo la metà; il resto sembra esser stato rotto. Si suppone che si potrebbe trattare (al condizionale) della lastra posta dai Crociati. Non vi è nessuna certezza, è compito degli scienziati trarre le loro conclusioni dopo aver analizzato i reperti.

Là dove il marmo grigio manca, appare la roccia. È la roccia originaria, il letto funebre di Gesù, tagliato nella stessa pietra di Gerusalemme. Nella pietra si scorgono dei canali scavati: per lo scorrimento dei fluidi, dicono gli uni, per un rituale bizantino che consiste nel santificare l'olio, affermano altri. Il modo in cui la pietra è tagliata potrebbe dare un'idea agli specialisti dell'orientamento del corpo. La testa diretta verso Ovest o verso Est?

Ma ciò che tutti costatano è che la pietra sulla quale riposò il corpo di Cristo è del tutto ordinaria, mentre il momento per coloro che la guardano è, invece, assolutamente straordinario.

Tutti sono sconvolti. Davanti all'edicola, si scambiano le loro impressioni. Verificano con la persona accanto se ha visto la stessa cosa o bisognava vederne un'altra. Sul volto di tutti questi uomini, a prescindere dalla loro età si legge un'intensa emozione. Non è tradire nessuno, dire che si scorgono degli occhi umidi. Fanno pensare alla sequenza pasquale «Victimæ paschali laudes», Dic nobis Maria, quid vidisti in via? Sepulcrum Christi viventis, et gloriam vidi resurgentis: Raccontaci Maria che hai visto sulla via? Ho visto la Tomba del Cristo vivente e la gloria della sua resurrezione.

Le consegne sono severe: proibizione di pubblicare o consegnare per la pubblicazione le foto scattate, con qualsiasi tipo di apparecchio. Una consegna che i Francescani rispettano, ma non è proibito raccontare l’emozione di chi le ha guardate. Alcuni messaggi pubblicati sui social network non ingannano.
Alcune ore dopo, chi ha potuto entrare e vedere, come se avesse risposto all'invito degli Angeli nel giorno di Pasqua (Mt 28, 6), è ancora vivamente toccato, segnato e benedice il Signore per aver vissuto un giorno straordinario.

Hanno visto con i loro occhi il punto GPS dove il corpo del Signore riposò. Era stato detto loro che era lì. Ma si è offerto ai loro occhi come il fianco di Gesù aperto davanti alle dita di Tommaso. Che l'abbiano toccato o meno, sono usciti da lì con un unico grido di gioia:
Scimus Christum surrexisse a mortuis vere. Tu nobis, victor Rex, miserere.
Sì ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu Re vittorioso, abbia pietà di noi.

Era il 26, 27 e 28 ottobre, nell'anno di grazia 2016.