Papa Benedetto XVI e il cardinale George Pell mancheranno tantissimo alla Chiesa, «sono insostituibili», la loro era «una intelligenza cristiana straordinaria». Ad esprimersi in modo tanto netto è il vescovo americano Charles Chaput, 78 anni, emerito di Filadelfia nonché il secondo sacerdote di discendenza nativa ad essere diventato vescovo diocesano; lo ha fatto intervistato sul sito The Pillar, condividendo molte valutazioni sugli scenari attuali e futuri della Chiesa.
Tanto per cominciare, rispetto al Pontefice tedesco e al cardinale australiano scomparsi, Chaput trova che ciò che ad ambedue non è stato perdonato è stato l’amore per la verità: «Dire la verità è polarizzante. Ha fatto uccidere Gesù. Le persone cattive con cattive idee non amano le persone buone che cercano di fare cose buone. E questo spiega il disprezzo, il risentimento e l rivolta a entrambi negli anni, anche da persone all’interno della Chiesa stessa».
Il vescovo americano poi richiama l’attenzione su un aspetto resosi molto divisivo: l’interpretazione del Concilio Vaticano II: «Sviluppo organico e una riforma della vita della Chiesa, oppure una rottura con il passato e un nuovo inizio? Questa è la domanda centrale e le risposte ad essa portano su strade molto diverse. La rottura con il passato sembra ignorare qualsiasi nozione di un genuino sviluppo della dottrina. Ratzinger e Pell hanno visto nel Concilio un’esperienza di continuità e di riforma. Avevano ragione».
Senza dubbio molto forti, nelle parole di Chaput, anche i giudizi sulle novità apportate alla Pontificia Accademia per la Vita e all’Istituto Giovanni Paolo II. «Penso che alcuni dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni», ha dichiarato senza mezzi termini, «siano stati imprudenti e distruttivi». Già queste sono valutazioni di enorme rilievo e che meriterebbero di essere approfondire, se non fosse che le dichiarazioni più esplosive il prelato americano le ha fatte su altro.
Anzitutto ha criticato pesantemente le dinamiche sinodali, ritenendole se non falsate comunque opinabili. «Riguardo al processo», ha dichiarato, «penso che sia imprudente e incline alla manipolazione, e la manipolazione implica sempre disonestà. L’affermazione che il Vaticano II abbia in qualche modo implicato la necessità della sinodalità come caratteristica permanente della vita della Chiesa è semplicemente falsa».
Notevole anche la valutazione di Chaput rispetto all’ultimo conclave: «Ricordo che il cardinale Francis George, che era un amico, mi disse poco prima di morire che i cardinali al conclave chiedevano al papa di riformare la curia romana, non di “riformare” la Chiesa […] Penso che i discorsi annuali del Santo Padre alla curia, che sono questione di pubblico dominio, siano stati eccessivamente oscuri». Ciò nonostante, Chaput non intende solo criticare quanto avvenuto in questi ultimi anni.
«Le eredità sono chiare solo a posteriori», ha premesso riferendosi a Papa Francesco, «penso che sarà ricordato, almeno in parte, per la sua attenzione agli immigrati e ai poveri; la sua enfasi sulla semplicità, l’ascolto e l’accompagnamento, l’apertura ai margini della Chiesa e del mondo. Queste sono tutte cose buone, correttamente intese. Altri ricordi possono essere più problematici». Quelle di Chaput sono certamente parole che non sfuggiranno ai vaticanisti; e non solo a loro… (Fonte foto: Facebook)
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