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3.12.2024

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Ho il cuore spezzato dai trans pentiti – J.K. torna alla carica
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22 Marzo 2022

Ho il cuore spezzato dai trans pentiti – J.K. torna alla carica

«Questo mi spezza il cuore. Ho parlato con molte giovani donne che raccontano storie simili e sono sconvolta». È il commento postato su Twitter nelle scorse ore da J. K. Rowling, la nota scrittrice che ha dato vita alla saga di Harry Potter, che ha scelto di esprimere così la sua vicinanza alla storia – da lei condivisa insieme al post – di una giovane che, quando aveva 16 anni, è stata avviata al “cambio di sesso” con somministrazioni di testosterone, salvo poi pentirsene.

In questo modo, Rowling continua una battaglia che la vede impegnata da anni, e precisamente almeno dal dicembre 2019, quando sempre su Twitter aveva gettato il suo primo pesante sasso nello stagno schierandosi a favore della concezione dell’identità sessuale non mutabile. Da allora, per la celebre scrittrice, ne è passata di acqua sotto i ponti (insieme a non poche minacce inviatale dai militanti Lgbt), eppure lei non sembra affatto scoraggiata, anzi.

Infatti, oltre alla sua citata vicinanza ai “detransitioner” – i «transgender pentiti» che, avviati ad un iter di riassegnazione sessuale hanno poi scelto, non senza difficoltà, di fare marcia indietro -, J. K. Rowling ha condiviso sempre sui social anche un articolo del Guardian molto critico verso l’”approccio affermativo”, che in buona sostanza asseconda le istanze di cambio di identità in chi è affetto da disforia di genere, e che – scrive la testata britannica – «poco spazio all’esplorazione» che possono essere alla base del disagio di questi soggetti, inclusi «i traumi infantili».

Ne consegue, riporta sempre il Guardian, l’urgenza di aprire un dibattito su questo tema che, si è impiegato «così tanto tempo per» affrontare, è a causa della «deplorevole tendenza da parte di alcuni a etichettare erroneamente le preoccupazioni cliniche sul modello affermativo come transfobia». Inutile dire che queste considerazioni sono sacrosante.

Emblematico della difficoltà di esprimere «preoccupazioni cliniche sul modello affermativo» è per esempio quanto accaduto alla psicoterapeuta britannico, James Caspian, uno non sospettabile di essere oscurantista (è dichiaratamente omosessuale) ma che ha sentito la necessità di fare ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo proprio perché l’università con cui collaborava, la Bath Spa University, ha iniziato ad ostacolarlo quando ha saputo che voleva studiare e portare alla luce le vicende dei “detransitioner”.

Insomma, il Guardian non inventa nulla, quando fa presente che esiste una notevole difficoltà a mettere in discussione l’”approccio affermativo” alla disforia di genere. Tuttavia, appare assai significativo – tornando a noi – che sia J. K. Rowling, incurante di accuse e minacce che le sono già arrivate in quantità incredibili negli ultimi anni («potrei tappezzarci la casa»), a rilanciare questo tema, vale a dire quello dei «transgender pentiti» che, statistiche alle mano, sono nella stragrande maggioranza dei casi delle giovani che, anziché essere aiutate ad affrontare il loro disagio, sono state acriticamente accompagnate in un percorso che non le ha portate verso la felicità, bensì verso incubo ancora peggiore.

Certo, rispetto ad alcuni anni fa questo argomento è più conosciuto. Nomi come quello di Kaira Bell – divenuta la “detransitioner” più famosa al mondo, dopo aver trascinato in tribunale la clinica Tavistock che l’aveva avviata troppo affrettatamente avviata all’iter di riassegnazione sessuale – sono ormai relativamente noti. Ciò nonostante, c’è sicuramente ancora troppa ideologia attorno all’intoccabilità dell’”approccio affermativo”. E che ci sia una figura determinata e potente come l’ideatrice di Harry Potter schierata contro i dogmi che la galassia Lgbt vorrebbe imporre, e in molti casi ha già imposto, alla comunità scientifica, è senza dubbio un aiuto prezioso, se non provvidenziale.

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