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16.01.2025

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Harry e Meghan «molto preoccupati» per la fine della censura su Facebook
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16 Gennaio 2025

Harry e Meghan «molto preoccupati» per la fine della censura su Facebook

Ha fatto il giro del mondo, in queste ultime settimane, la decisione di Mark Zuckeberg, presidente di Meta e cofondatore di Facebook, di eliminare il sistema del cosiddetto fact checking (nome elegante, leggi “censura”) dai social. Evidentemente cambiato il vento…cambia la rotta. Ovvero, il caro vecchio Mark sarà stato folgorato sulla via di…Mar-a-Lago. Infatti, lo stesso fondatore di Facebook, in passato, aveva ammesso esplicitamente di aver eseguito semplicemente gli ordini di Biden, proprio in merito alla censura e in particolar modo, riguardo la questione pandemia.

Perciò, tutto ciò che si discostava dal pensiero dominante, in merito all’emergenza pandemica – ma ancor prima su vita, famiglia e gender – veniva eliminato senza se e senza ma dalla rete dei social. Ma ora che il presidente biondo è tornato alla carica, Zuckeberg velocemente si adegua. Non l’hanno presa benissimo, però, Ilprincipe Harry e Meghan Markle  i quali – evidentemente poco abituati ad aver a che fare con l’ossessione delle incombenze quotidiane – hanno deciso di buttarsi in una, infelice, battaglia sulle novità sui social (tra più memorabili questioni in cui si erano già imbattuti, ricordiamo quella climatica, che li aveva portati alla decisione di non avere più di due figli, per essere allineati al neomalthusianesimo dominante che fa tanto chic o radical chic?).

Bene, stavolta i due hanno affidato il loro amaro sfogo ad una dichiarazione ufficiale pubblicata sul loro sito, dicendosi «profondamente preoccupati» del nuovo corso di Meta e chiedendo, quindi, esplicitamente a Zuckeberg di ripensarci. Insomma, i duchi di Sussex, ironia della sorte, sarebbero preoccupati della dismissione della censura dei social di Meta, anziché della sua imposizione! Eppure, almeno nell’immaginario collettivo, oltre che nella realtà, la censura sarebbe roba da dittatura o meglio rappresenterebbe il braccio armato stesso di ogni regime dittatoriale che si rispetti.

E invece i due esordiscono così: «Non importa se le tue opinioni sono di sinistra, di destra o a metà strada: le ultime notizie da Meta sui cambiamenti alle loro politiche minano direttamente la libertà di parola». Interessante come una censura imposta dall’alto, come candidamente ammesso dal patron di Meta stesso, sia, per Harry e Meghan più preoccupante della libertà di espressione che al massimo potrebbe portare al grandissimo rischio di produrre idee che si scontrano con le loro idee e quelle di tanti altri.

E invece, no per i duchi «contrariamente a quanto afferma l’azienda, consentire ulteriori abusi e normalizzare l’incitamento all’odio serve a mettere a tacere i discorsi e le espressioni, non a favorirli». Inoltre impedirebbe di «costruire connessioni umane» dando priorità «a coloro che usano le piattaforme per diffondere odio, bugie e divisione a spese di tutti gli altri». Eppure, si sta parlando di uno strumento che non è nato certo in un ambiente neutro, come abbiamo sottolineato e, dunque, con lo scopo di portare avanti un’agenda politica precisa e, a livello mediatico, sostanzialmente per consentire ad una cerchia ristretta, di mantenere il monopolio dell’informazione.

Questo dovrebbe preoccupare semmai. Ma cosa accadrà quando il vento politico in America magari cambierà ancora? Che cosa attendersi? Nel dubbio, forse meglio fidarsi allora della cara vecchia carta. Perché come dice Rodolfo Casadei giornalista e inviato speciale: «Occorre combattere l’egemonia del digitale perché è funzionale alla dittatura dell’Uguale e all’espulsione dell’Altro dall’orizzonte del mondo». Non a caso, propria nell’era del digitale, ci sono ancora i giornali cartacei e il nostro è tra questi. Non solo: è da qualche tempo in atto, come abbiamo già avuto modo di ricordare, una piccola rinascita delle riviste su carta, che sono materiali nell’era del digitale, solide nell’era del fluido, insomma controcorrenti nell’era dell’omologazione.

Sì, perché le policy dei social vanno e vengono, i siti generalisti diffondono informazioni evanescenti, mentre la carta – libera dalla tirannia degli algoritmi e degli “standard” –  tende a sottrarsi al rischio dell’omologazione e permette adeguati spazi di approfondimento e, spesso, proprio perché le notizie non sono prodotte a getto continuo come nel giornalismo online, presentano contenuti esclusivi, come fa il nostro mensile (qui per abbonarsi) che da un quarto di secolo continua a catturare l’interesse della sua famiglia di lettori; perché l’informazione – quella libera e vera – la sentiamo come un dovere. (Foto: Screenshot Netflix Italia, YouTube)

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