La sua vita fu nel segno di Maria dalla nascita, il 12 dicembre, giorno della Vergine di Guadalupe, alla morte, il 16 luglio, festa della Madonna del Carmelo, che ricorre proprio oggi. Parliamo della spagnola Maria Guadalupe Ortiz de Landazuri (1916-1975), che sarà presto proclamata beata, in ragione del fatto che papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto che riconosce il primo miracolo attribuito alla sua intercessione. Ma chi è stata Maria Guadalupe e perché la sua santità di vita può essere d’esempio per i fedeli?
Ultima di quattro figli (un fratellino morì poco prima della sua nascita) e unica femmina, Guadalupe nacque a Madrid in una famiglia che la educò cristianamente. Nel 1933 si iscrisse alla facoltà di chimica, ma poi dovette temporaneamente interrompere gli studi a causa dello scoppio della guerra civile spagnola (1936-1939), nel corso della quale, l’8 settembre 1936, venne fucilato il padre, un militare di nome Manuel. Quattro anni più tardi, a guerra finita, si laureò e iniziò a insegnare. Sempre sorridente, di carattere dolce e al tempo stesso energico, Guadalupe si chiedeva in quel periodo che cosa fare della sua vita. La risposta le arrivò nel gennaio 1944. Nel tornare a casa dopo la santa Messa, a cui partecipò intensamente sentendosi «toccata» dalla Grazia, incontrò un amico al quale manifestò il desiderio di parlare con un sacerdote: le venne dato il numero di padre Josemaria Escrivá (1902-1975), il fondatore dell’Opus Dei, che insegnava ad amare Gesù nella propria vita quotidiana e a santificarsi attraverso il lavoro.
Il colloquio con il santo fece breccia nel suo cuore: «Ebbi la chiara sensazione che Dio mi parlava attraverso quel sacerdote». Dopo alcuni giorni di ritiro spirituale e costante preghiera, Guadalupe si decise. Il 19 marzo, festa di san Giuseppe, quando aveva poco più di 27 anni, scrisse una lettera a padre Josemaria, chiedendo di essere ammessa nell’Opus Dei come numeraria. In un tempo in cui le donne nell’Opera non erano ancora molte, Guadalupe si dedicò alla sua missione anima e corpo e nel 1947 le venne affidata la direzione della residenza universitaria Zurbarán, dove, grazie alle sue doti di comunicatrice e al suo sguardo di fede, conquistò la fiducia delle studentesse, che da lei si sentivano amate.
Padre Josemaria le chiese poi di andare in Messico, per avviarvi l’apostolato tra le donne. Lei accettò e gli scrisse: «Oggi ho pregato molto la Madonna perché in Messico si faccia un gran lavoro. So che all’inizio sarà dura: ne sono sicura, ma non m’importa». Ricorderà poi nei suoi scritti: «Partimmo da Madrid il 5 marzo 1950. Io ero la più grande, anche se molto giovane. Portavamo con noi solo la benedizione del Padre, l’amore al Signore e il nostro buonumore». In Messico il lavoro da fare, tra difficoltà di ogni tipo, comprese quelle economiche, fu effettivamente enorme, ma Guadalupe rivelò la sua fortezza e il fermo desiderio di fare la volontà di Dio, mentre aiutava poveri e anziani: «… tutto questo lavoro, lei, che mi conosce a fondo, non pensa che per me sia troppo grande?», scrisse al fondatore dell’Opus Dei, aggiungendo: «Però non mi scoraggio, né mi spavento; le chiedo soltanto una preghiera perché possa sempre e comunque fare quello che vuole Dio, nelle cose grandi e in quelle piccole».
Nell’ottobre del 1956, durante un viaggio a Roma, si manifestarono i primi sintomi di una patologia cardiaca, per la quale fu necessaria un’operazione. Non poté più tornare in Messico, ma fece di tutto per nascondere i suoi problemi di salute, che univa alle sofferenze di Cristo. Tra il 1960 e il 1974 visse nuovamente a Madrid, dove riprese gli studi per il dottorato (che completò con una brillante ricerca sui materiali isolanti refrattari), partecipò alla progettazione del Centro di studi e ricerche in scienze domestiche (Ceicid) e insegnò chimica in due scuole, preoccupandosi di trasmettere ai suoi alunni la bellezza della scienza illuminata dalla fede, secondo una formazione autenticamente cristiana. Un grave problema al cuore la indusse a farsi operare. «Fu informata dei pericoli che l’operazione comportava, ma li accettò senza titubanza pensando che così poteva essere più utile all’Opera. Ma se Dio vuole che perda la vita – diceva – andare in Cielo è ancora meglio», ricordò suo fratello Eduardo (1910-1985), un medico e Servo di Dio.
Guadalupe morì a Pamplona e andò in Cielo il 16 luglio 1975, esattamente venti giorni dopo la morte a Roma di san Josemaria Escrivá. Una sua alunna scriverà di lei: «Per me è stata un’insegnante speciale che non potrò dimenticare mai. Aveva una grande personalità ed era una donna bellissima anche se vestiva con sobrietà, senza ornamenti superflui. Era di una grande semplicità; ci trattava molto bene, con comprensione e affetto. Perciò attorno a lei si creò un clima bellissimo. Ricordo che, dopo aver riempito la lavagna di formule chimiche, si voltava verso di noi e ci parlava di tutto quello che si poteva fare combinando i vari elementi chimici, facendoci vedere che tutto era un’impressionante manifestazione della diversità della Creazione; poi concludeva: pensate a come Dio fa le cose!».
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