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Goldman Sachs agli italiani: «Votate bene». Non è forse ingerenza?
NEWS 2 Giugno 2022    di Giuliano Guzzo

Goldman Sachs agli italiani: «Votate bene». Non è forse ingerenza?

Il meccanismo è ampiamente noto: qualsiasi cosa dica la Chiesa in tema di morale, soprattutto se riferita ad una norma in discussione in Parlamento, diventa gravissima ingerenza vaticana; e giù quindi di dichiarazioni e di tweet di opinionisti e parlamentari, tutti a ricordare che «lo Stato è laico» – come se ciò implicasse peraltro l’imbavagliamento dei prelati i quali, spesso lo si dimentica, sono anch’essi cittadini italiani. Alla Santa Sede viene dunque solo ormai concesso qualche richiamo in favore dell’accoglienza dei migranti – appello in quel caso non solo non condannato, ma laicamente benedetto -, ma per il resto meno la Chiesa parla, ecco, meglio è. Per l’autonomia dell’Italia, s’intende. Funziona così.

E allora chissà come mai nessun guardiano della laicità, in queste ore, sta trovando alcunché da ridire sull’ultima uscita di Goldman Sachs, nota banca d’affari statunitense che si è permessa di segnalare che, siccome nel 2023 si vota, «implicito in queste consultazioni è il rischio di discontinuità politica, che è particolarmente rilevante nell’Europa Meridionale in quanto la regione è il principale contenitore del Recovery Fund», con l’Italia che resta «il Paese più a rischio di una rottura politica e l’avvicinarsi delle elezioni potrebbe diventare un catalizzatore per rinnovate preoccupazioni circa la sostenibilità del debito». Una tirata un po’ esoterica che, in sintesi, dice questo: siccome in Italia il centrodestra è forte, e può vincere le prossime elezioni politiche, attenzione, perché il Paese rischia, economicamente, di andar gambe all’aria.

Ora, non serve essere fini politologi per capire come un simile ammonimento abbia più il sapore della minaccia che della previsione; soprattutto, non occorre essere cervelloni per leggere in una simile uscita un’ingerenza clamorosa, al cui confronto tutti gli interventi della Chiesa degli ultimi decenni sono carezze. Sì, perché la Chiesa – oltre a parlare sulla base di principi morali – si è esprime sempre e solo in linea generale e con riferimento, tutt’al più, a specifiche leggi che, appunto, abbiano ricadute morali di estrema gravità. Quello che invece ha fatto Goldman Sachs è un vero e proprio avvertimento, se non di stampo corleonese, di certo intimidatorio non già verso un singolo provvedimento, ma sulla direzione che è bene che prenda il popolo italiano alle urne, pena un non meglio precisato rischio di bancarotta.

A ciò si potrebbe aggiungere il paradosso che vede una banca d’affari, oggi, tifare in modo neppure troppo velato per il successo elettorale della sinistra italiana, e cioè della compagine politica che, in teoria, dovrebbe essere più vicina «agli ultimi» – e che fino a non pochi anni fa era ampiamente sostenuta dalla classe operaia. Ma che le forze progressiste, come da anni ammettono anche giornalisti e intellettuali d’area come Federico Rampini e Luca Ricolfi, siano le preferite dall’establishment e dell’alta finanza, in effetti, non è più una notizia: si sa. Ciò che invece stupisce, tornando a noi, è il doppiopesismo di chi, da una parte, si sente di chi agita gli spettri della teocrazia dinanzi ad ogni commento dei vescovi italiani su ciò che accade nel loro Paese, e, dall’altra, non ha nulla da ridire quando Goldman Sachs ci spiega, peraltro in modo esplicito, da che parte è meglio votare.


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