Georg Gänswein, segretario di papa Benedetto XVI, e Prefetto della Casa pontificia, nei giorni scorsi ha rilasciato una lunga intervista allo Schwäbische Zeitung, in cui con molto candore ha parlato di sé, del Pontefice regnante e della Chiesa tedesca. Chi è interessato può trovare qui l’originale.
Il fatto di essere stato segretario di Benedetto XVI, e il suo lavoro precedente alla Congregazione per la Dottrina della Fede rappresentano “un marchio di Caino” agli occhi di molti nella Chiesa in Germania. Il che rende improbabile che possa tornare in Germania come vescovo. Nelle diocesi tedeschi, il Capitolo della cattedrale gioca un ruolo importante nella selezione dei candidati, e in generale, ha detto Gänswein, i membri non sono noti per “avere la più grande lealtà verso Roma”. E non ha comunque “ambizione di diventare un vescovo diocesano”. E comunque, ha detto, la Chiesa tedesca ha un grande problema, e sono i soldi. La legge tedesca dà alla Chiesa una percentuale sulle tasse pagate. Ciò fa della Chiesa tedesca un ente molto ricco, e il secondo datore di lavoro dopo lo Stato. Ma se decidi di non registrarti più come cattolico, sei fuori. “Sì, questo è un problema serio. La Chiesa reagisce con l’espulsione automatica dalla comunità, in altre parole la scomunica! Questo è eccessivo, incomprensibile. Se metti in questione un dogma, non importa a nessuno, non ti cacciano. Il non pagamento della tassa alla Chiesa è un’offesa maggiore alla fede della violazione dei principi di Fede?”. E ha continuato: “Le casse piene e chiese vuote, questa forbice è terribile, e non può andare molto più a lungo bene. Se i registratori di cassa si riempiono ed i banchi si svuotano, ci dovrà essere un giorno un’implosione. Una chiesa vuota non può essere presa sul serio”.
E “l’effetto Francesco” che qualche vescovo tedesco aveva predetto dopo l’elezione in Germania “non sembra essersi realizzato”.
Sulle controversie che hanno fatto seguito all’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”, in particolare per quanto riguarda la possibilità per i divorziati-risposati di essere ammessi ai sacramenti, Gänswein ha detto: “Se un papa vuole cambiare un aspetto della dottrina, deve farlo con chiarezza, per renderlo vincolante. Principi magisteriali importanti non possono essere modificati da mezze frasi o note a piè di pagina in qualche modo ambigue. Le dichiarazioni che possono essere interpretate in maniere diverse sono una cosa rischiosa”.
Sul rapporto dei fedeli, in particolare di quelli più conservatori, con il Pontefice attuale ha detto: “La certezza che il Papa, come una roccia di fronte alle onde, era l’ultima ancora, si sta, in effetti, dissolvendo. Se questa percezione corrisponda alla realtà e rifletta correttamente l’immagine del papa Francesco, o si tratta di un’immagine mediatica, non posso giudicarlo. Però le insicurezze e a volte anche la confusione e il disordine sono aumentati… c’è un cortocircuito fra la realtà mediatica e la realtà dei fatti”.
Mons. Gänswein ha risposto a una domanda sul modo di comunicare del Pontefice, e ha ammesso che “nel discorrere, a volte a paragone dei suoi predecessori sia un po’ impreciso, addirittura scorretto, semplicemente bisogna accettarlo. Ogni papa ha il suo stile personale. È la sua maniera parlare così, anche con il rischio di dar luogo a malintesi, e a volte anche a interpretazioni stravaganti. Ma continuerà a parlare senza peli sulla lingua”.