Oggi è la “Giornata nazionale della memoria dei polacchi che salvavano ebrei”, una buona occasione per ricordare l’eroismo di famiglie, suore e laici polacchi che, appunto, si spesero – anche a prezzo della vita – per evitare a tanti concittadini di esser deportati nei lager.
Martiri per aiutare gli ebrei
Il 24 marzo 1944, nel villaggio di Markowa, nel sud-est della Polonia occupata dai nazisti accadde un fatto che sconvolse non soltanto i suoi abitanti ma tutta la regione: i gendarmi tedeschi fucilarono un’intera famiglia, gli Ulma, compresi sei bambini (il settimo era nel grembo materno) per aver nascosto ed aiutato degli ebrei.
Gli Ulma sono stati dichiarati dal comitato ebraico “Giusti tra le nazioni”, mentre la Chiesa cattolica – tenendo conto del loro fervore religioso e del gesto estremo motivato dall’amore cristiano verso il prossimo – ha cominciato nel 2003 il processo diocesano di beatificazione, che è finito in Vaticano il 17 dicembre 2022 con l’approvazione da parte del Papa del decreto circa il martirio della famiglia Ulma. La loro beatificazione avrà luogo il 10 settembre nel villaggio dove avvenne il martirio, a Markowa (dove sorge il museo in foto qui sopra) dove si trova anche un museo consacrato alla famiglia Ulma. È la prima volta che viene riconosciuto il martirio di una intera famiglia, è la prima volta che viene riconosciuto il martirio di un bambino ancora nel grembo della madre.
Il 24 marzo è stato dichiarato dal Parlamento di Varsavia “Giornata nazionale della memoria per i polacchi che salvavano ebrei durante l’occupazione tedesca”. La scelta del giorno fa riferimento proprio all’eccidio di Markowa quando vennero assassinati i “giusti” Ulma.
I polacchi contro il piano genocida di Hitler
Nel 1939 Hitler cominciò la II guerra mondiale attaccando la Polonia, nel 1941 i tedeschi decisero di eliminare gli ebrei e l’anno successivo svilupparono il “piano generale di sterminio” di 11 milioni di ebrei in Europa. In quel periodo nella Polonia occupata vivevano circa 3,5 milioni di ebrei che corrispondevano quasi al 10% della popolazione polacca.
Per questo motivo i tedeschi organizzarono i campi di sterminio proprio nelle aree occupate della Polonia, tra cui il famigerato lager di Auschwitz. Anche se i polacchi stessi furono oggetto di persecuzioni, intrapresero una vera campagna di aiuto agli ebrei, condotta dalle organizzazioni e associazioni clandestine, tra cui il Consiglio per gli aiuti agli ebrei detto “Zegota” fondato già nel 1942, e dalla gente nelle città e nei villaggi.
Anche la Chiesa fu impegnata, organizzando aiuti materiali, nascondendo gli ebrei nelle case religiose e nei monasteri, incoraggiando ogni forma di aiuto, soprattutto attraverso l’esempio personale dei vescovi, dei sacerdoti e delle suore, che realizzavano in quei tempi bui e disumani l’idea dell’amore cristiano per il prossimo. Va ricordato un fatto importantissimo: gli occupanti tedeschi introdussero in Polonia una legge – unico caso in tutta l’Europa occupata – che puniva con la pena di morte qualsiasi aiuto dato agli ebrei.
Ma anche a rischio della propria vita, i polacchi salvarono tantissimi ebrei. Le stime attuali del numero di polacchi che hanno dato rifugio agli ebrei vanno da 280.000 a 360.000. Tali stime sono state fatte sulla base del numero di ebrei sopravvissuti, che è stimato in 40-50 mila. Circa1.500 polacchi morirono per aver aiutato gli ebrei. Per questo motivo i polacchi sono il gruppo nazionale più numeroso tra i “”Giusti tra le nazioni”: 6706 su 26513 (dati del 31 dicembre 2016).
La Chiesa in prima fila nell’aiuto agli ebrei
(Qui accanto i Giusti tra le nazioni, davanti alla foto degli Ulma) La Chiesa aiutava, ma non tanto attraverso appelli pubblici e condanne verbali della persecuzione e, successivamente, dello sterminio, ma organizzando aiuti materiali, nascondendo gli ebrei nelle case religiose e nei monasteri, incoraggiando ogni forma di aiuto soprattutto attraverso l’esempio personale dei vescovi, dei sacerdoti e delle suore, che realizzavano in quei tempi terribili l’idea dell’amore cristiano per il prossimo.
All’azione di salvataggio degli ebrei si unirono le suore polacche. Lo facevano con coraggio, sacrificio ed eroismo. Sono noti gli atti eroici per nascondere bambini ebrei e anche adulti da parte delle Benedettine, suore di Santa Elisabetta, Carmelitane, suore dell’Immacolata, suore della Sacra Famiglia di Nazareth, suore della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, Samaritane, Orsoline ed anche le Francescane della Famiglia di Maria.
Le suore condividevano il destino della nazione. Di fronte alle disgrazie della guerra, le suore si impegnavano a curare i feriti, nascondere i soldati, aiutare le organizzazioni clandestine polacche, accogliendo gli sfollati, gli orfani di guerra e i poveri. Inoltre aprirono le porte delle loro case e i loro cuori agli ebrei, in particolare ai bambini.
Ci sono gli esempi edificanti di aiuto offerto dalle congregazioni religiose come quella delle Suore Francescane della Famiglia di Maria con la Madre provinciale Matylda Getter a Varsavia. Si calcola che le francescane abbiano salvato oltre 750 ebrei, tra cui più di 500 bambini e circa 250 adulti; hanno fornito assistenza a breve termine a circa 400 ebrei e hanno aiutato per lunghi periodi oltre 150 persone.
Vale la pena ricordare anche una donna eroica, Irena Sendler, un’infermiera polacca che collaborò con la Resistenza nella Polonia occupata per far uscire di nascosto dal ghetto di Varsavia i bambini ebrei (in Italia la sua storia è stata raccontata da Roberto Giordano nel libro “Irena Sendler. La terza madre del ghetto di Varsavia”). Ricordando le vittime della Shoah non possiamo dimenticare tanti anonimi eroi polacchi che nell’inferno della occupazione tedesca durante la II guerra mondiale tentarono di proteggere gli ebrei e salvarli dalla morte (foto d’apertura: gli Ulma)
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